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«Ristori alle aziende di trasporto pubblico locale, noi invece dimenticati»: la denuncia dei bus operator

«A differenza delle municipalizzate che continuano a percepire i ristori e consistenti compensazioni ogni volta che il servizio o gli introiti da traffico diminuiscono, gli operatori privati non percepiscono nessun aiuto e devono provvedere al pagamento di personale, assicurazioni, interessi bancari e presto dei finanziamenti sospesi, se non si interverrà nuovamente con gli istituti di credito»

107mila studenti padovani a casa in Dad e decine di pullman privati fermi nei piazzali, inutilizzati. L’interruzione del servizio di supporto alla mobilità scolastica da parte delle imprese artigiane venete di Bus Operator è una delle tristi conseguenze dell’entrata in zona rossa per la Regione Veneto.

Ristori

Ma, come denuncia Daniele Rigato, delegato dei Bus Operator di Confartigianato Imprese di Padova e del Veneto, «mentre per le aziende di trasporto pubblico locale sono stati previsti ingenti ristori, per le imprese di Bus Operator artigiane la crisi è sempre più profonda. Mi chiedo se sia corretto che si tuteli sempre e solo il pubblico rispetto al settore privato. Infatti, a differenza delle municipalizzate che continuano a percepire i ristori e consistenti compensazioni ogni volta che il servizio o gli introiti da traffico diminuiscono, gli operatori privati non percepiscono nessun aiuto e devono provvedere al pagamento di personale, assicurazioni, interessi bancari e presto dei finanziamenti sospesi, se non si interverrà nuovamente con gli istituti di credito. E così, dopo il fermo forzato dello scorso anno, nonostante lo spiraglio di luce arrivato con il supporto al trasporto pubblico per gli studenti in virtù delle norme sulla capienza, ora si torna al buio».

Bus privati

Prosegue Rigato: «Vale la pena ricordare che anche dietro alle nostre aziende ci sono centinaia di dipendenti, e le loro famiglie, ingenti impegni finanziari in pullman turistici, autobus, scuolabus in beni immobili e una filiera composta da innumerevoli fornitori, meccanici, gommisti ecc. La chiusura delle scuole non è certo imputabile alle aziende di Trasporto Pubblico Locale, ma invece di lavorare con questi continui “stop and go”, si sarebbe potuto mantenere attivi alcuni servizi di supporto al trasporto pubblico: gli operatori avrebbero avuto la possibilità di pagare il personale che è stato riassunto e che ora non possono porre nuovamente in cassa integrazione. É la seconda volta in pochi mesi che si torna a bloccare gli autobus operator che pagano le indecisioni della politica, nonostante le aziende abbiano adottato da subito tutti i protocolli di sicurezza. Se il Governo adottasse per il nostro comparto lo stesso trattamento che riserva al settore pubblico, molte imprese ferme dal 23 febbraio 2020, potrebbero sopravvivere e fare fronte agli impegni finanziari assunti. La presenza attiva nel mercato delle imprese private è elemento fondamentale per instaurare, con lucidità, un propositivo confronto per una modifica dell’intero paradigma della mobilità urbana ed extra-urbana che deve necessariamente essere rivisto: in questo senso le sinergie pubblico-private hanno dimostrato in passato di essere uno strumento importante. Ci auguriamo solo che qualcuno a livello politico si faccia carico delle difficoltà del settore e che comprenda che per attuare la tanto attesa riforma del comparto le imprese devono avere gli strumenti per resistere a questa fase. Come autobus operator non abbiamo ricevuto aiuti e soldi, né dagli enti locali, né dal Governo, se non pochi spiccioli. Se la linea è la tutela solo di chi lavora nel pubblico non avremo mai la possibilità di attuare il tanto auspicato cambio di passo che questo settore necessita e merita».

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