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Attualità Cadoneghe

Il saluto a Marian Bratu, la seconda vittima dell'incidente alle Acciaierie Venete

In centinaia alla funzione, celebrata nella chiesa cattolica di Sant'Andrea Apostolo a Cadoneghe ma secondo il rito ortodosso. I lavoratori in sciopero ricordano i colleghi scomparsi

A Cadoneghe il funerale di Marian Bratu, in riviera Francia una giornata di sciopero. L’inizio anno per i lavoratori delle Acciaierie Venete non è certo facile.

Rito ortodosso

Nella di Chiesa di Sant'Andrea Apostolo centinaia di persone con familiari e amici, sono presenti per salutare l’operaio che dal 13 maggio 2018 era ricoverato in ospedale. Una funzione celebrata secondo il rito ortodosso, ma all'interno di una chiesa cattolica. Marian Bratu è la seconda vittima dell'incidente del 13 maggio. Il 6 giugno scorso, infatti, è  mancato anche Sergiu Todita, 39enne moldavo, anche lui investito dalla bomba di calore che ha causato le ustioni ai lavoratori. 

Sindacati

Aldo Marturano, Segretario generale Cgil Padova, e Loris Scarpa, Segretario generale Fiom Cgil Padova, hanno, in un clima di grande commozione, dichiarato: «Dopo 7 mesi di sofferenze indicibili è venuto a mancare Marian Bratu, vittima del terribile incidente alle Acciaierie Venete, condivendo lo stesso destino del suo compagno di lavoro Sergiu Todita, morto lo scorso giugno. Ci stringiamo alla Famiglia Bratu e assicuriamo loro tutto il sostegno di cui siamo capaci e il nostro impegno affinché venga fatta giustizia. Con questo secondo decesso, la tragedia della Acciaierie Venete assume, se possibile, contorni ancora più drammatici. Stiamo parlando di uno degli incidenti sul lavoro più gravi della storia recente del sistema produttivo padovano. Salgono così a 5 i morti sul lavoro del 2018, a livello Veneto abbiamo superato abbondantemente le 60 vittime, contendendo un tristissimo primato nazionale alla Lombardia. Da quell'evento nacque la manifestazione unitaria che si tenne proprio qui a Padova in Piazza Garibaldi e che contribuì in maniera decisiva alla sottoscrizione del protocollo regionale sulla sicurezza sul lavoro. Ad oggi non è stato ancora applicato, a partire dall'assunzione di 30 nuovi ispettori dello Spisal, in una Regione in cui un'azienda riceve un controllo ogni 20 anni. L'inerzia della Regione è ingiustificabile, a fronte del bollettino quotidiano che misura ogni giorno l'insicurezza dei luoghi di lavoro. La Cgil non si fermerà, né nel pretendere giustizia sulla vicenda della Acciaierie, con la chiara individuazione delle responsabilità, né nell'esigere l'applicazione dell'accordo firmato in Regione. Non ci fermeremo finché non sarà estirpato il cancro degli incidenti mortali sul lavoro dal nostro sistema economico. Lo faremo in memoria di Sergiu e Marian e di tutti i loro compagni che hanno perso la vita avendo come unica colpa quella di dover lavorare per poter vivere».

Politica

Loris Scarpa della Fiom, ricordando poi i tantissimi decessi, gli invalidi e gli infortuni gravi che ancora si verificano, ha criticato l’atteggiamento della politica istituzionale: «Servono gli ispettori, investimenti, situazioni certe. La Regione in questo momento ha disatteso gli impegni. Nella legge di bilancio nazionale hanno diminuito le risorse a disposizione per la sicurezza nei posti di lavoro».

Il comune di Padova

In rappresentanza dell’amministrazione comunale di Padova, l’assessora al sociale, Marta Nalin: «Non è accettabile, men che meno comprensibile, che accadono ancora certi episodi. Morire di lavoro quando ce n’è sempre meno porta con sé il rischio che si abbassino ancora di più le tutele e le garanzie, barattando sicurezza e dignità dei lavoratori per uno stipendio. Tutto inevitabilmente al ribasso. La politica deve sempre stare allerta affinché il lavoro sia reso sicuro e dignitoso sempre. Quando si attuano politiche dfi sviluppo bisogna tenere presente che le due cose devono andare insieme. Il lavoro deve essere davvero sicuro, in tutti e due i sensi. Il lavoro precario rende precaria anche la vita stessa delle persone». Prima di salutare ci tiene a sottolineare un aspetto di questa triste mattinata: «Abbiamo assistito a un funerale svoltosi secondo il rito ortodosso e celebrato in una chiesa cattolica. Una maggioranza di cittadini rumeni e tantissimi italiani. Una comunità, quella rumena, delle più numerose nella nostra provincia. Un grande esempio di integrazione tra fedi e culture, lo si è visto oggi più che mai».

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