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Caporalato, ancora nulla di fatto sul fronte dei lavoratori. Coalizione Civica attacca la scelta di Grafica Veneta

Nuovo incontro tra le parti termina con l'ennesimo nulla di fatto. Coalizione Civica critica sul patteggiamento: «Chi è certo di essere innocente di solito desidera dimostrarlo in giudizio, specialmente quando l’alternativa è sborsare centinaia di migliaia di euro»

Si è tenuto giovedì 9 settembre il tavolo tecnico presso lo studio Gambalonga che per conto dell’amministratore giudiziale di cura gli interessi di Bm services. L'incontro fra le parti, con sindacati e avvocati, per trovare una soluzione alla vicenda che coinvolge i 24 lavoratori stranieri occupati da Barizza International e Grafica Veneta attraverso l’appalto con la BM services di Trento.  Dal momento dell’arresto dei proprietari dell’azienda i lavoratori si sono ritrovati senza lavoro e senza sostentamento, tranne per una mensilità che è stata erogata a metà agosto. «Il tavolo non è stato un momento risolutivo della vertenza», fanno sapere da Cgil, Fiom e ADL Cobas. I sindacati, a fine dell’incontro, hanno chiesto che il tavolo prosegua sollecitando «un nuovo incontro perché il tempo stringe ed è necessario avviare la trattativa verso una risoluzione definitiva, soprattutto in considerazione dei lavoratori coinvolti».

L'attacco di Coalizione

Revocato l'obbligo di dimora per i manager di Grafica Veneta, Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, dopo la scelta del patteggiamento da parte del legale dell'azienda, Fabio Pinelli, non si placano le polemiche. «Ventimila euro per ciascuno dei lavoratori che hanno sporto denuncia (in tutto quindi 220.000 euro), oltre al pagamento della sanzione penale di natura pecuniaria. Queste sono le cifre, non proprio modiche, che Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, dirigenti di Grafica Veneta, hanno offerto per poter accedere al patteggiamento ed evitare così il processo e il rischio di condanne ben più dure, anche a pene detentive, in merito alla brutta storia di caporalato venuta alla luce un mese e mezzo fa», fanno sapere da Coalizione Civica.

Patteggiamento

«E non è certo un caso - sottolineano da Coalizione Civica - che la richiesta di patteggiamento sia arrivata alle primissime battute, ancora in fase di indagine. Chiaramente i legali volevano evitare l’incidente probatorio che avrebbe dovuto tenersi di qui a pochi giorni, vale a dire l’audizione dei lavoratori vittime di sfruttamento, e il conseguente rischio che a carico di Bertan e Pinton (la cui scelta verosimilmente è supportata da Grafica Veneta) emergessero prove in merito a reati ben più gravi di quelli sino ad oggi ipotizzati dalla Procura della Repubblica. Ma anche, su un altro piano di maggiore interesse per l’azienda, il rischio che quelle audizioni scoperchiassero definitivamente la realtà dello sfruttamento selvaggio, continuativo e strutturale, dei lavoratori, tramite affidamenti esterni.
Certamente, il patteggiamento (“applicazione della pena su richiesta delle parti”, come dice il codice di procedura penale) non è una sentenza di condanna, ma non è neppure un’assoluzione, e quindi è del tutto sterile che Bertan e Pinton continuino a proclamarsi all’oscuro di tutto».

Difesa

«Il loro legale, avv. Fabio Pinelli, ha dichiarato - rincarano da Coalizione Civica - che i due preferiscono pagare ed uscire subito dal processo (e, soggiungiamo, liberarsi delle misure cautelari a cui erano sottoposti) piuttosto che aspettare anni “per poi vedersi dichiarare innocenti”. A noi pare che chi è certo di essere innocente di solito desidera dimostrarlo in giudizio, specialmente quando l’alternativa è sborsare centinaia di migliaia di euro e ancora di più quando pretende di presentarsi come rappresentante di una impresa “etica”. Oppure, forse i soldi sono davvero l’ultimo dei problemi. E allora perché Grafica Veneta non assume i lavoratori pakistani che fino a poche settimane fa sfruttava ferocemente a "loro insaputa"?»

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