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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Carlotta, la scoperta di essere incinta e il tumore: «Pregavo il mio bimbo di restare con me»

Prima la scoperta di essere incinta, poi arriva il tumore cerebrale. E Carlotta decide di affrontare una lunga odissea pur di far nascere il suo bambino: «Non avrei potuto rinunciare all’unica e forse ultima cosa bella che avrei potuto fare»

Un test di gravidanza positivo ad agosto 2019, la gioia di sentire una vita crescere dentro di sé. A dodici settimane di gestazione due crisi epilettiche, una risonanza magnetica e una diagnosi che giunge come uno choc: tumore cerebrale primario. Un glioma della famiglia degli astrocitomi, anaplastico, diffuso, situato sul lobo frontale sinistro e di terzo grado, mutazione IDH1 e metilazione al 16% Mgmt presenti. In parole povere, un astrocitoma tra i più aggressivi. Era necessario intervenire tempestivamente, pena di lì a pochi mesi, la vita. 

La storia

Carlotta è sposata con Stefano, oggi ha 32 anni e vive a Padova. «Non c’era più tempo. In cinque giorni dovetti decidere come affrontare tutto questo. Innanzitutto chiesi di eseguire un’ecografia e una volta vista l’immagine (che da allora portai sempre con me), il nostro cucciolo d’uomo mi fece capire che stava bene e che avrebbe lottato al mio fianco. Aveva un pugnetto proprio da pugile. Lo vidi, mi commosse, lo sentii e gli credetti». La giovane donna decide di portare avanti la gravidanza «per quanto andassi consapevolmente contro il volere di tutti. Conoscevo gli ostacoli che avrebbe comportato questa mia decisione, in quanto l’intero percorso avrebbe dovuto subire modifiche ma io ormai non avevo nulla da perdere e proprio per questo non avrei potuto rinunciare all’unica e forse ultima cosa bella che avrei potuto fare e lasciare nella mia vita, alla mia famiglia. Avevo bisogno di lui e lui di me. Mi aveva salvato. Senza di lui questo tumore si sarebbe manifestato già col conto alla rovescia dopo due mesi e io, non gli avrei mai potuto voltare le spalle. Era già divenuto la mia vita, in tutti i sensi».

Il ricovero

Carlotta viene ricoverata all’ospedale di Padova, eseguì una biopsia stereotassica e poi venne operata al Careggi di Firenze: era il 26 settembre 2019, alla tredicesima settimana gestazionale. «Ricordo i pianti, i sorrisi, la dolcezza, le coccole, gli sguardi, le parole sussurrate, le vibrazioni percepite, i segni che ogni giorno si manifestavano facendomi capire che stavo seguendo la giusta strada, le carezze, le risate, i tremori di paura, i risvegli improvvisi notturni col cuore palpitante… ricordo che mentre mi addormentavo per l’anestesia dell’intervento iniziai per la prima volta a parlare al mio bimbo dicendogli: “Resta con me. Non abbandonarmi. Aggrappati a me. Resta con me”. Mi risvegliai parecchie ore dopo, in terapia intensiva. Era andato tutto bene. Stavamo bene entrambi. Ero felice: era stato rimosso il più possibile e senza aver lasciato deficit. La sofferenza che dovetti affrontare fu tanta. Mi diedero sempre tutto quello che potevo tollerare nelle mie condizioni, per tutelare il feto e per cercare di aiutarmi a superare dei momenti davvero tanto dolorosi. La mia ripresa da quel giorno iniziò a galoppare. Avevo voglia di rimettermi in piedi il prima possibile e sapevo che ci sarebbe voluta pazienza, tolleranza, umiltà, fiducia e tanta tanta forza e speranza. Una cosa certa è che senza la presenza di mio marito e dei miei cari che non mi mollavano un attimo sarebbe stato tutto molto più difficile». Carlotta viene dimessa ad inizio ottobre 2019, fa ritorno a Padova e viene presa in carico in modo multidisciplinare tra neurologi, ginecologi, radioterapisti. 

Le cure

All’Istituto Oncologico Veneto, ad accoglierla è il dottor Giuseppe Lombardi dell’Uoc Oncologia 1, tra i maggiori esperti internazionali di tumori cerebrali. Le viene affiancata anche una psicologa che «tenendomi sempre per mano mi ha aiutato a collegare il tutto e trovare un equilibrio da questi due miei percorsi che correvano paralleli: la malattia e la gravidanza. Da qui si aprì una rete comunicante e collaborativa che mi fece sentire vista, riconosciuta, guidata e soprattutto al sicuro».Il percorso di Carlotta proseguì tra ecografie, visite, esami, prelievi, terapie, incontri. «In definitiva 30 cicli di radioterapia che iniziai il 28 ottobre e terminai il 12 dicembre, durante la quale persi irrimediabilmente molti dei miei capelli a causa delle importanti dimensioni della massa tumorale, parto cesareo programmato per il 29 gennaio 2020 a 31 settimane e 4 giorni gestazionali». E così nasce Gabriel, un miracolo di vita e di bellezza. «Continuammo con la terapia intensiva e la patologia neonatale per il nostro piccolo grande Gabriel fino al 16 marzo. Nel mentre iniziai la chemioterapia, durata un anno esatto, dal 27 febbraio 2020 all’11 febbraio 2021 con associata terapia ormonale pre-menopausale. A maggio 2021 inizio follow up con controlli ogni tre mesi e... Oggi sono qui, due anni dopo, con questo ricchissimo bagaglio, colmo di importanti esperienze che hanno letteralmente destabilizzato la mia intera vita. La mia esperienza è sicuramente una fra tante, caratterizzata però da questo fatto più unico che raro che ha voluto tenere tutto in equilibrio mettendo forzatamente in collaborazione la vita (Gabriel) e la morte (la malattia). Su questa cosa ho riflettuto moltissimo, soprattutto durante le lunghe attese allo IOV che per quanto estenuanti fossero e siano alle volte, mi hanno sempre aiutata a guardarmi dentro».

La giornata mondiale contro il cancro

«In occasione della Giornata mondiale contro il Cancro vogliamo onorare la fatica, la perseveranza, la costanza di ogni giorno di pazienti, familiari, ricercatori, medici, personale di assistenza - sottolinea la direttrice generale dello Iov, Patrizia Benini -: nel 2021, tra Padova e Castelfranco Veneto, abbiamo effettuato 7.588 ricoveri, 5.464 interventi chirurgici, 416.150 prestazioni specialistiche, 15 trapianti di midollo autologo, trattato 4.500 pazienti con chemioterapia infusiva, quasi 2mila con chemio orale, 870 pazienti in terapia sperimentale. Nonostante la pandemia da Covid-19, lo Iov ha dimostrato un'ottima "tenuta di strada", erogando numeri crescenti di prestazioni in percorsi multidisciplinari e integrati, rispettando nella pressochè totalità dei casi i tempi d'attesa. Un risultato che attesta attenzione costante al malato oncologico e organizzazione. E, in questo 4 febbraio, vogliamo celebrare la vita, insieme a Carlotta e a Gabriel che proprio in questi giorni ha compiuto due anni». 

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