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Prezzi concimi e carburanti alle stelle, coltivati il 10% in meno dei terreni

L’anno scorso in zona sono stati coltivati 20 mila ettari a granoturco, per un fatturato di 31 milioni di euro. Quest’anno l’area riservata al mais è di circa 18mila ettari.

Oltre il 10% in meno di superficie coltivata a mais nella Bassa padovana a causa dell’aumento del prezzo dei concimi e del gasolio agricolo. Sono le stime di Cia Padova.

I fatti

L’anno scorso in zona sono stati coltivati 20 mila ettari a granoturco, per un fatturato di 31 milioni di euro. Quest’anno - con l’urea schizzata alle stelle (da 35 euro al quintale a 110 euro al quintale, +214%) e il carburante raddoppiato (da 0,70 euro al litro a 1,22 euro al litro) – l’area riservata al mais è di circa 18mila ettari. «Può sembrare una riduzione di poco conto – commenta il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato – In realtà, è la diretta conseguenza di un trend che sta assumendo dei tratti preoccupanti: a motivo di speculazioni generalizzate i costi nel settore primario si sono impennati. A queste condizioni diventa sempre più difficile fare impresa». Per quanto riguarda l’urea, composta per il 46% da azoto, è determinante per una crescita vigorosa della pianta. In una stagione ne servono, in media, 25 quintali ogni dieci ettari. Se fino all’anno scorso la spesa era di 875 euro a ciclo produttivo, oggi è di almeno 2.750 euro. «Gli incrementi del gasolio agricolo – sottolinea Trivellato – rappresentano un’ulteriore batosta. Sono almeno quattro le irrigazioni che vengono programmate nei mesi più caldi, tramite gli appositi rotoloni che “pescano” l’acqua dalle canalette: nel 2021 il costo di una singola operazione ammontava a 210 euro, attualmente si attesta sui 360 euro». In ultima analisi, Cia Padova calcola 5.000 euro di spese in più ogni 10 ettari coltivati a mais. «Si tratta di uscite che siamo tenuti a mettere a bilancio al fine di garantire una crescita adeguata delle piantine – chiarisce il presidente della zona Cia di Este-Montagnana, Emilio Cappellari – Non possiamo certo tagliare sull’urea o sulle stesse irrigazioni. O meglio, se lo facessimo ne risentirebbero le rese finali. Ci stiamo esponendo in maniera molto maggiore rispetto alle annate precedenti. Vero che oggi il mais, per tradizione la principale coltura della Bassa, viene valutato 38 euro al quintale, mentre un anno e mezzo fa veniva 20 euro al quintale. Tuttavia, nessuno ci assicura che a settembre verranno applicati gli stessi prezzi. Nel frattempo, però, siamo tenuti a coprire i costi di produzione. Peraltro, solitamente gli imprenditori agricoli della zona non hanno dei capannoni all’interno dei quali possono stoccare il mais. Di conseguenza, devono venderlo immediatamente, accettando qualsiasi prezzo di mercato verrà applicato». 

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