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Cervello, l’emisfero destro alla base della conoscenza nei primi mesi di vita: lo studio Unipd

«Nel nostro lavoro abbiamo dimostrato come i bambini nati prematuri, che possono presentare un rischio maggiore di sviluppare difficoltà di apprendimento, possono trarre benefici stimolando le attività cognitive dell’emisfero destro che li aiutino fin nei primi mesi di vita a riconoscere stimoli acustici e visivi»

Lo studio "Structural and functional brain asymmetries in the early phases of life: a scoping review", condotto da Patrizia Bisiacchi ed Elisa Cainelli del Dipartimento di Psicologia generale dell’Università di Padova, mette in evidenza come nei neonati sia l’emisfero destro quello maggiormente deputato alle attività cognitive.

Emisfero destro

Nel cervello le asimmetrie sono la regola più che l’eccezione. Nonostante questo, il processo di specializzazione in un emisfero cerebrale (la cosiddetta “lateralizzazione”) è ancora poco compreso. Le asimmetrie anatomo-strutturali spiegano solo una piccola parte della variabilità funzionale della lateralizzazione, da cui sembrano differenziarsi per epoca e caratteristiche di sviluppo. Capire come si sviluppano le asimmetrie emisferiche può aiutare a far luce sull’ancora poco compreso processo di lateralizzazione, ma anche sulla natura e il ruolo delle alterazioni di lateralizzazione in molti disordini neuroevolutivi. Spiega la dottoressa Bisiacchi: «Nel nostro lavoro abbiamo dimostrato come i bambini nati prematuri, che possono presentare un rischio maggiore di sviluppare difficoltà di apprendimento, possono trarre benefici stimolando le attività cognitive dell’emisfero destro che li aiutino fin nei primi mesi di vita a riconoscere stimoli acustici e visivi. In questo lavoro abbiamo eseguito una rassegna di tutti gli articoli scientifici sullo sviluppo delle asimmetrie funzionali (l’attività del cervello, a riposo o sotto stimolazione) e strutturali (l’anatomia) nel cervello. Abbiamo quindi selezionato tutte le ricerche nei neonati a termine, prematuri e feti. Abbiamo trovato 57 studi, molto differenti fra di loro per tecniche e metodologie di indagine utilizzate. La maggior parte degli studi strutturali si sono concentrati sul lobo temporale, sede delle aree del linguaggio, la cui lateralizzazione nell’emisfero sinistro nel 90% delle persone è ormai un dato consolidato, evidenziando un’area generalmente più prominente a sinistra che a destra ed un'asimmetria morfologica già presente dalla ventinovesima settimana di gestazione».

Aree cerebrali

Non tutti i risultati però concordano e questa grande variabilità nei risultati è ancora più evidente per le altre, meno studiate, aree cerebrali. A differenza dei dati sulle asimmetrie strutturali, gli studi funzionali concordano complessivamente tra loro, identificando una dominanza a sinistra specifica per stimoli uditivi di tipo linguistico e una dominanza a destra in generale per tutti gli altri di stimoli. Questa predominanza dell'emisfero destro sia a riposo che durante stimolazione sensoriale non-linguistica è in linea con la teoria del conservatorismo dell'emisfero destro di Geschwind e Galaburda (1985). Secondo tale teoria, l'emisfero destro si svilupperebbe prima e sarebbe meno soggetto a influenze esterne perché alla base di funzioni necessarie alla sopravvivenza, come i processi emozionali, il riconoscimento facciale e l’elaborazione visuo-spaziale. Le influenze genetiche sullo sviluppo dell’emisfero sinistro sarebbero invece meno marcate, permettendogli una maturazione più lenta ed una maggiore plasticità e responsività alla stimolazione ambientale, necessarie allo sviluppo di funzioni complesse e dipendenti dall’ambiente circostante come il linguaggio. Continua la dottoressa Bisiacchi: «La nostra revisione ha evidenziato quindi una dissociazione fra studi strutturali – dai risultati controversi- e studi funzionali, in linea fra di loro. Probabilmente gli studi funzionali, utilizzando compiti appropriati al cervello immaturo, sono in grado di catturare alcune asimmetrie caratteristiche meglio di quelli strutturali, “fotografie” statiche del cervello. Tali indagini anatomiche restituiscono l’immagine anche di aree a più lenta maturazione, caratterizzate da maggiore plasticità e dipendenza dall’esperienza, il che potrebbe giustificare una maggiore variabilità interindividuale».

Risultati

Questi risultati, pubblicati nella rivista "Brain Structure and function", suggeriscono che un intervento abilitativo in bambini a rischio dovrebbe utilizzare come punto di forza il coinvolgimento delle abilità sostenute funzionalmente dall’emisfero destro e maggiormente legate alle caratteristiche sensoriali degli stimoli utilizzati.

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