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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Vendita al dettaglio, la crisi continua: chiusi quasi 700 negozi in otto anni a Padova

Un dato a dir poco significativo, che fa il paio con quello a livello nazionale: in meno di due decenni sono spariti oltre 115mila esercizi commerciali. Mentre il consumo di suolo aumenta

Negozi a Padova nel 2009: 13.989. Negozi a Padova a fine 2017: 13.304. Risultato: 685 esercizi commericali chiusi in otto anni, vale a dire il 5% in meno. Basterebbero questi dati per evidenziare la crisi della vendita al dettaglio. Ma ce ne sono altri, e riguardano tutta l'Italia.

Calo dei negozi e aumento di consumo del suolo

L'Osservatorio nazionale del commercio del Ministero dello Sviluppo Economico ha difatti preso in esame una 'forbice' che va dalla fine del 200 alla fine del 2017. E i dati sono ancor più spaventosi: se ad inizio millennio i negozi erano 858.027, ora si sono ridotti a 742.881. Uno dei principali motivi di tale drastico calo è già stato individuato: il consumo di suolo, nel nostro Paese, avanza al ritmo di 70 ettari al giorno. E si tratta di un fenomeno che può essere ricondotto, in buona misura, alla realizzazione di ipermercati e centri commerciali e che nell'arco di meno di un ventennio ha modificato radicalmente le abitudini di consumo degli italiani con una conseguenza di non poco conto: ha desertificato i centri dei piccoli paesi e ha trasformato le periferie delle città. 

"Vera e propria emorragia"

Tra i più "'combattivi' a riguardo c'è Ascom Confcommercio Padova, da contro la desertificazione dei centri cittadini ed il consumo di suolo. Il presidente Patrizio Bertin prima commenta i dati con un laconico "Si tratta di una vera e propria emorragia" e quindi ripercorre a ritroso la 'via crucis' del commercio al dettaglio: "Il primo colpo mortale risale al 1998, quando la riforma della disciplina relativa al settore del commercio ha liberalizzato i cosiddetti esercizi di vicinato, ovvero i negozi con superficie inferiore a 250 mq, aprendo contemporaneamente la strada allo sviluppo delle medie e grandi strutture di vendita che, fino a quel momento, era stata fortemente osteggiata". E' di quegli anni il 'leit motiv', poi divenuto 'mantra', che le liberalizzazioni avrebbero avuto solo effetti positivi sulla concorrenza e, in ultima analisi, sui portafogli dei consumatori ma già all'indomani della riforma, l'ufficio studi di Confcommercio denunciò che la trasformazione della rete distributiva non sarebbe stata né 'neutra' né 'indolore' e avrebbe portato alla messa fuori mercato di numerose imprese con conseguenze importanti sull'occupazione e sull'assetto sociale dei nostri centri abitati". il tutto, poi, amplificato nel 2011 da quello che Bertin definisce "il famigerato decreto Monti". Ma il presidente di Ascom Padova spera in un primo cambiamento: "Stiamo attendendo con favore l'iniziativa del governo e, su scala regionale, la pari iniziativa dell'assessore regionale Roberto Marcato per arrivare ad un piano delle aperture domenicali e festive che preveda un numero accettabile di dodici festività lavorative annue per singolo esercizio commerciale".
 

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