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Martedì, 23 Aprile 2024
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La cementificazione cancella 97 ettari di terreni agricoli nel Padovano

I dati relativi al 2019 sono allarmanti. Cia Padova: «Il progetto del nuovo parco urbano del Basso Isonzo, a Padova, è un modello da imitare. Lì non si potrà più costruire nulla»

Novantasette ettari di terreni agricoli consumati in provincia di Padova nel 2019. Gli ultimi dati diffusi dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) mostrano una situazione a dir poco preoccupante: il Veneto è la Regione che consuma più suolo in Italia. L’anno scorso sono stati letteralmente “mangiati” 785 ettari, in tutto, per far posto ad una cementificazione che, secondo Cia Padova, non trova alcuna giustificazione. Persi 253 ettari nella provincia di Verona, 182 ettari a Treviso e 140 ettari a Venezia.

Buone pratiche

Alla luce di questi numeri, il nuovo parco urbano del Basso Isonzo, a Padova, rappresenta una buona pratica, nonché un modello da imitare. «In quel sito non si potrà più costruire alcunché – commenta il presidente di Cia Padova, Roberto Betto - Un modo per bloccare la cementificazione di massa, che tanti danni ha già causato – in termini di maggior inquinamento e di assetto idraulico compromesso – alla nostra Regione». Si tratta di un polmone verde da 40mila metri quadrati, vocato ad un’agricoltura sostenibile e di qualità. «Così com’è ideato va al di là del modello tradizionale basato sulla monocoltura e sull’allevamento intensivo – chiarisce lo stesso presidente - Ambisce a diffondere un sistema sostenibile e innovativo, le cui basi poggiano su una produzione agroalimentare di alta qualità, biologica e biodinamica, sulla multifunzionalità aziendale e sull’utilizzo delle nuove tecnologie». Gli enti competenti – che stanno portando avanti l’iter in una logica di rete – hanno ben compreso che solamente questo mutamento di paradigma potrà garantire la riqualificazione ambientale e paesaggistica del nostro territorio, generando nuove relazioni con il mercato locale, nazionale e sovranazionale. «Da sempre – continua - siamo impegnati a favorire processi il cui fine è valorizzare l’ambiente e, in particolare, il comparto agricolo. Motivo per cui condividiamo questa nuova opportunità, che può e deve contribuire a rilanciare le economie verdi e, soprattutto, diventa un modo concreto per superare la crisi economica e sociale purtroppo già in atto, causata dal covid».

Il piano agropaesaggistico

«Siamo sicuri che il Piano agropaesaggistico saprà mettere insieme le piccole e medie imprese, l’imprenditoria giovanile e femminile, le associazioni di categoria e le Istituzioni pubbliche e private», aggiunge. «Nell’immaginario collettivo, grazie a questo strumento, aumenterà la consapevolezza, ad esempio, del legame esistente fra cibo, salute e ambiente; oltre che dell’importanza di un turismo slow, lento, che dia tempo al visitatore di godere delle nostre bellezze naturale ed enogastronomiche». Sarà necessario, infine, «attivare delle specifiche politiche di marketing territoriale, sprigionando le migliori energie della comunità padovana. Noi ci sentiamo pronti a raccogliere questa sfida e, per quanto di nostra competenza, desideriamo fare la nostra parte affinché questo piccolo-grande sogno si trasformi al più presto in realtà».

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