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Cimice asiatica, gli agricoltori padovani chiedono lo stato di calamità: sindaci pronti a firmare

Se per lo scorso anno Coldiretti ha calcolato perdite per 100 milioni di euro in tutto il Veneto, di cui 25 milioni nel padovano, soprattutto per mele, pere e pesche, per quest’anno il conto si fa ancora più drammatico e pesante

«È un'invasione senza precedenti, contro la quale servono misure straordinarie e urgenti. Altrimenti la cimice asiatica distruggerà i raccolti e porterà alla chiusura delle nostre aziende». La pressante richiesta arriva dagli agricoltori veneti che si sono dati appuntamento con Coldiretti nella Bassa Veronese, a Orti di Bonavigo, a pochi chilometri da Montagnana e dalle zone della nostra provincia maggiormente colpite dalla cimice asiatica.

Agricoltori padovani

Alcune centinaia gli agricoltori padovani presenti - accompagnati dal presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan - per denunciare a gran voce gli effetti dell’invasione della cimice asiatica che ormai ha tutto l’aspetto di un vero e proprio flagello. Se per lo scorso anno Coldiretti ha calcolato perdite per 100 milioni di euro in tutto il Veneto, di cui 25 milioni nel padovano, soprattutto per mele, pere e pesche, con pesanti riflessi anche per le altre coltivazioni orticole e florovivaistiche, per quest’anno il conto si fa ancora più drammatico e pesante. A confermarlo le grandi ceste esposte per l’occasione, con mele, pere, peperoni, kiwi e altri prodotti rovinati dall’insetto alieno. «In due anni alcuni di noi si trovano con il reddito azzerato - racconta dal palco un agricoltore della zona a nome di tanti altri imprenditori - siamo destinati a chiudere se non si fa qualcosa. Le nostre aziende sono sottoposte a migliaia di controlli, verifiche e sopralluoghi, per la cimice invece cosa si è fatto? Dove erano i controlli per arginare l’invasione? Oltre che distruggere i raccolti l’agricoltura crea anche un grave disagio sociale e andrà sempre peggio».

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Mele e pere a rischio

Aggiunge Massimo Bressan: «Rischiamo di perdere almeno la metà del raccolto di mele e pere nella nostra provincia, con aziende della Bassa Padovana che rischiano di non raccogliere nulla o quasi, perché la cimice ha distrutto tutto. Chi è riuscito ad installare le reti anti insetto, costose e non risolutive, ha in parte contenuto il danno, a fronte però di un impegno economico tutt’altro che indifferente. Le misure messe in atto fino ad ora non sono sufficienti e la ricerca sulle specie antagoniste per la lotta biologica richiede ancora tempo per lo studio e l’introduzione degli insetti in grado di parassitare le cimici, che intanto non hanno nemici naturali. Non possiamo essere lasciati soli e lanciamo un appello ai sindaci, molti dei quali ben conoscono la portata e le conseguenze dell’invasione delle cimici. Coldiretti ha messo a punto un ordine del giorno che presenteremo a tutti i consigli comunali padovani. Dalle istituzioni vogliamo attenzione e rapidità di risposta, ai sindaci chiediamo di essere al nostro fianco per non assistere alla chiusura di centinaia di aziende agricole del nostro territorio».

Sindaci

Presenti alla manifestazione degli agricoltori anche alcuni sindaci e amministratori della bassa padovana, dai territori frutticoli più colpiti dalla calamità. Alcuni di loro sono già pronti a firmare la delibera di Coldiretti: Castelbaldo, Melara, Masi, Urbana e Piacenza Adige sono i primi Comuni padovani che aderiscono all’ordine del giorno proposto dagli agricoltori. Afferma Riccardo Bernardinello, sindaco di Castelbaldo: «Firmo subito e altri colleghi della zona faranno altrettanto perché siamo di fronte ad una grave calamità che richiede azioni immediate e risorse adeguate. Da più di due anni gli imprenditori agricoli mi raccontano dei gravi danni subiti e delle perdite ingenti di frutta e verdura. Siamo vicini alle imprese e ora dobbiamo sensibilizzare anche la cittadinanza e chiedere alle istituzioni di intervenire, prima che sia troppo tardi». A Padova è già compromessa la coltivazione di mele, che si estende su 360 ettari, produce circa 18 mila tonnellate e fattura oltre 7 milioni e mezzo di euro. Non da meno è a rischio la raccolta delle pere, coltivate su 370 ettari con una produzione di 8.500 tonnellate e un fatturato di 4 milioni di euro. Altri 2 milioni di euro vale la coltivazione di pesche, nettarine e kiwi su poco più di 200 ettari. Ma di settimana in settimana cresce la minaccia nei confronti di tutti gli ortaggi e i prodotti florovivaistici, che rappresentano una fetta importante del fatturato agricolo padovano. A questo si aggiungono i danni ai seminativi, dalla soia al mais, ormai sempre più evidenti.

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«Siamo in piena emergenza»

«Siamo in piena emergenza e pertanto servono misure urgenti e di impatto - hanno spiegato il direttore di Coldiretti Veneto Pietro Piccioni e il presidente Daniele Salvagno presentando il documento a consiglieri regionali, parlamentari e sindaci - A partire dal riconoscimento dello stato di calamità in tutto il Veneto, in modo che le aziende possano aver accesso immediato a sgravi fiscali e contributivi, ma anche la sospensione dei mutui. Del resto se non c’è reddito non ci sono nemmeno i soldi per pagare i debiti, gli interessi e le tasse. La cimice ha l’impatto di una calamità naturale, questo è ormai evidente, e servirà pure che la Regione metta a punto con rapidità un bando per gli indennizzi ai frutticoltori, prendendo spunto da quanto ha fatto il Friuli Venezia Giulia. Sempre nel breve periodo va potenziata la misura di aiuto per l’installazione delle reti anti insetto, incrementando le risorse disponibili e passando dal contributo per ettaro a quello sulla percentuale della spesa. Intanto dovrà proseguire a ritmo sostenuto la ricerca per l’introduzione di specie aliene come la vespa samurai o l’anastatus bifasciatus, parassita autoctono della cimice. Nella Bassa Padovana abbiamo già alcune aziende pronte a mettere a disposizione i propri frutteti per la sperimentazione in campo, dopo le prove già avviate quest’anno. La lotta biologica, però, richiede anni per il raggiungimento di un equilibrio tra le popolazioni. Ne consegue che le risposte emergenziali vanno sostituite nel tempo con l’attivazione dei un fondo di solidarietà nazionale per le fitopatie».

«Serve un sistema fitosanitario forte»

Di fronte ad una platea di agricoltori in allarme, Lorenzo Bazzana, responsabile nazionale ortofrutta di Coldiretti, ha ribadito che «per contenere un parassita di questo tipo serve un sistema fitosanitario forte, che deve monitorare per davvero cosa entra nel nostro Paese attraverso le importazioni. Noi vogliamo continuare a fare frutticoltura e orticoltura e ci chiediamo che senso ha avere ancora norme di commercializzazione che ci impongono solo prodotti perfetti dal punto di vista estetico. Chiediamoci se quel che è bello è buono, altrimenti i nostri prodotti resteranno sugli scaffali a vantaggio delle mele e pere in apparenza perfette che arrivano dall’estero, dove sono sottoposte ad un sacco di trattamenti. Non possiamo accettare di veder morire la nostra frutticoltura e vogliamo poter continuare a portare a casa il nostro raccolto». Alex Vantini, delegato dei giovani agricoltori Coldiretti del Veneto, ha raccontato il disagio di tanti imprenditori alle prese con una lotta impari mentre Gianluca Fregolent della direzione Agroambiente della Regione Veneto ha annunciato lo stanziamento di altri 500 mila euro, oltre ai 200 mila già impegnati. Ma di risorse ne serviranno molte di più, sia per il sostegno alle aziende che per la ricerca delle specie antagoniste da introdurre. Massima solidarietà dagli esponenti politici presenti, tra i quali il presidente della commissione regionale agricoltura Sergio Berlato, l’assessore Elisa De Berti, l’europarlamentare Paolo Borchia, la senatrice padovana Roberta Toffanin, il senatore Massimo Ferro  e altri consiglieri regionali e amministratori pubblici.

Vespe samurai

Intanto per fermare l’invasione della cimice asiatica che ha causato la strage dei raccolti arriva il via libera alla diffusione della vespa samurai, nemica naturale dell’insetto che sta devastando meli, peri, kiwi, ma anche peschi, ciliegi, albicocchi e piante da vivai con danni stimati per ora in circa 250 milioni di euro alle produzioni ed un pesante impatto occupazionale. A renderlo noto è il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’annunciare l’entrata in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del d.P.R. 5 luglio 2019 n. 102 che introduce le norme necessarie a prevedere i criteri per l’immissione sul territorio di specie e di popolazioni non autoctone, fortemente sollecitato dalla Coldiretti ai tavoli istituzionali per contrastare la diffusione dei gravi attacchi che insetti alieni come la cimice stanno provocando alle produzioni. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha chiesto un incontro urgente al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa che, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero della salute, deve ora autorizzare l’immissione in natura su richiesta delle regioni.

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