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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Al via la campagna della Cisl per la legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende

Ne propone una di iniziativa popolare che cita anche i risultati e la proprietà dell’impresa, in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione. Avviata la campagna di raccolta firme per sostenerla

La Cisl propone una Legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, all’organizzazione, ai risultati e alla proprietà dell’impresa, in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione. E la Cisl Padova Rovigo avvia la campagna di raccolta firme per sostenerla. L’art. 46 riconosce “il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”, e l’obiettivo è “l’elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione”. «E’ utile rileggerlo perché, a distanza di 75 anni, questo enunciato stupisce per la sua modernità – ha detto il segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin al consiglio generale del sindacato, svoltosi oggi all’hotel Galileo – Se guardiamo alla situazione attuale, al crescente distacco dei cittadini dalla politica e alla sfiducia nel futuro economico, comprendiamo quanto fosse lungimirante l’intenzione dei padri Costituenti, che videro nella partecipazione dei lavoratori alle imprese un traguardo da raggiungere perché la democrazia italiana fosse completa».

Ddl

Il disegno di legge descrive quattro tipologie di partecipazione: gestionale, economico-finanziaria, organizzativa e consuntiva. «Tutto questo – ha aggiunto Scavazzin – non può essere calato dall’alto, ma deve essere attuato attraverso la contrattazione, strumento fondamentale soprattutto in un tessuto produttivo come quello del nostro territorio, caratterizzato dalla piccola e media impresa, per affrontare la progressiva frammentazione del sistema produttivo, l’aumento delle disuguaglianze, la costante perdita di potere d’acquisto dei salari, la scarsa capacità di gestire questa delicata fase di transizione dimostrata dalla politica e dall’impresa. Sono i temi anche della grande mobilitazione unitaria che si concretizzerà a maggio nelle tre manifestazioni di Bologna, Milano e Napoli programmate insieme a Cgil e Uil per un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali».

Cabina di regia

Scavazzin ha ricordato anche il patto per l’industria italiana proposto dalla Cisl nazionale, per la creazione di una “cabina di regia” sul manifatturiero a livello nazionale che prevede anche la definizione di politiche industriali a livello territoriale, con il coinvolgimento di istituzioni, sindacati e imprese e con il supporto di università e centri di ricerca, e il “Patto per la coesione sociale per una crescita partecipata e diffusa e per lo sviluppo sostenibile”, sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil di Padova, Rovigo, Venezia, Belluno e Treviso e da Confindustria Veneto Est. Il sindacato si prepara così ad affrontare le difficoltà delle aziende a trovare personale qualificato, l’esigenza di programmare una formazione mirata, i ritardi nella transizione energetica ed ambientale e le conseguenze del calo demografico.

Andamanto macroeconomico

Tre i grandi macro-scenari che vanno analizzati secondo il segretario generale della Cisl del Veneto Gianfranco Refosco. Il primo è quello dell’andamento macroeconomico del territorio. «La recessione prevista non c’è stata, ma stanno arrivando questioni importanti per il futuro del nostro territorio: prima di tutto la transizione ambientale, che interessa due elementi trainanti per il sistema produttivo veneto come l’automotive e l’edilizia. Sulle scelte già impostate dall’Unione europea le grandi imprese stanno già facendo strategia. E questo impatterà fortemente il nostro sistema manifatturiero. Sulla questione energia, la Regione ha disposto il piano energetico al quale vogliamo contribuire con le nostre controproposte. Il Veneto non è autosufficiente dal punto di vista energetico e nel piano non c’è nessuna ambizione per recuperare equilibrio di produzione energetica. Il secondo grande tema è la recessione demografica che produrrà un forte calo demografico e un forte invecchiamento della popolazione, mettendo in crisi il sistema del welfare pensionistico e quello sociosanitario». Terzo grande tema è quello macroeconomico. «Già nel bilancio 2024 – prosegue Refosco – in base al Def non ci sono le risorse per la crescita e per l’evoluzione 2025/26. Su questo scenario pesa l’aumento del costo degli interessi sul debito, che ricadrà soprattutto sulle risorse destinate al sociale. Sembra inoltre concreto il rischio che molte risorse del Pnrr non verranno utilizzate. La vittima destinata di tutto questo è il lavoro, per il quale si rischia una grande svalorizzazione. Per difenderlo bisogna partire dalla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende. Se non faremo rigermogliare la voglia di partecipazione dei lavoratori saremo sempre più deboli, anche nel rilancio della contrattazione a tutti i livelli. Partecipazione vuol dire richiamare i lavoratori alle loro responsabilità, perché come diceva Tina Anselmi, la democrazia funziona se tutti partecipiamo».

Giulio Romani

Le conclusioni sono state tratte dal segretario confederale della Cisl Giulio Romani. «I temi che sono stati affrontati ci danno uno spaccato della complessità e della criticità che stiamo affrontando. Questa complessità è il frutto di cose importanti lasciate nel dimenticatoio per almeno 30 anni. Oggi è stato toccato ampiamente il tema dei salari che è per noi un tema impellente. Non possiamo accettare che tante persone lavorino in condizioni economiche che non consentono di arrivare alla fine sei mese. Altro tema complesso è il calo demografico, che incide su tutta una serie di questioni economiche e internazionali e non si risolve certo con un incentivo economico. Dobbiamo pensare alle pensioni di quelli che oggi sono giovani. E’ vero che il mondo cambia e noi dobbiamo seguire e comprendere il cambiamento. Ma ciò che paralizza la società è la questione del consenso e della rappresentanza, motivo di forte conflitto. La proposta della legge sulla partecipazione nasce dalla necessità di cambiare i paradigmi sui quali si fondano le nostre relazioni sociali e democratiche. Il nostro modello di convivenza sociale si regge su una libera economia privata che non sia né subordinata né subordinante rispetto all’interesse sociale, ma che tenga insieme economia e democrazia. Né la politica né le imprese sono in grado di mettere insieme ricchezza e giustizia sociale. Per questo le parti sociali sono incentivate a promuovere quel modello. Si devono cambiare i paradigmi sui quali si fondano le nostre relazioni sociali e democratiche. Proponendo questa proposta di legge, la Cisl vuole aprire un dibattito vero su come si costruisce una democrazia fondata sul lavoro».

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