rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità

Cisl difende l'autista misterioso dall'accusa di razzismo. Saïra: «Io denuncio e ci metto la faccia, lui dov'è?»

Sandro Lollo della Fit Cisl difende l'autista dando una versione che la giovane smonta pezzo per pezzo e aggiunge: «Anche in passato ho subito episodi discriminatori, ho provato ad abituarmi ma ho capito che abituarsi significa accettare e quindi permettere che questi comportamenti siano leciti»

«Si contraddicono da soli, perché da un lato dicono che mi sono inventata tutto per poi dire che alcuni autisti mi conoscono e che sono una persona corretta, una brava ragazza». Non si abbatte di certo la giovane Saïra perché lo sapeva sin dal principio che ci sarebbe stato chi avrebbe provato a smontare il suo racconto, con tanto di denuncia, riguardo quanto di grave è accaduto sul bus numero 14 mercoledì mattina scorso. Nello specifico chi si è invece esposto per difendere a spada tratta l’autista che dal racconto di Saïra ha avuto un comportamento chiaramente discriminatorio è il suo sindacalista, Sandro Lollo. Dalle sue dichiarazioni rese alla stampa, quella cartacea perché a PadovaOggi non ha risposto per una scelta precisa, si mettono in discussione le parole della ventunenne e ovviamente si fa intendere che come sempre la stampa ha esagerato e che sarebbe stato giusto sentire anche l’altra campana.

"Altra campana"

Ma la cosiddetta “altra campana” è invisibile, perché a sentire BusItalia si stanno ancora facendo accertamenti quasi non sapessero chi fosse alla guida di quel pullman la mattina del 14 settembre. L’azienda non lo sa ma evidentemente Sandro Lollo della Fit Cisl è quello che ne sa più di tutti perché ha garantito sulla persona, «un autista che sta per andare in pensione e che non ha mai dato problemi», ha dichiarato. Lo stesso Lollo ha ricostruito la vicenda raccontando che Saïra è arrivata di corsa e che sarebbe salita dopo aver bussato alla porta. «Raccontano -  spiega con calma la ventunenne -  che io sia salita quando le porte erano già chiuse e che avrei bussato, ma non è assolutamente vero. Io sono pure passata davanti all’autobus, ero di corsa nell’attraversamento e non nella salita. Il bus stava arrivando e io l’ho solo anticipato. Ricordo che dietro c’era l’autobus numero 16. C’è una grande differenza tra attraversare e salire, la lingua italiana aiuta in questo, non si può equivocare. Io sono salita insieme ad altre persone, non ho certo bussato alla porta».  Saïra i giornali li ha letti solo in serata, ma quando ha realizzato cosa sostiene chi riporta le parole dell’autista ignoto, ha voluto replicare.

Ricostruzione

«Si dice che non ho sentito che l’autista ha chiesto il biglietto. Se l’avesse richiesto subito anche agli altri e io mi fossi rifiutata non credo che avrebbe ripreso la corsa. Giustamente in quel caso. Io prendo l’autobus da sempre, figuriamoci che non mi accorgo che stanno chiedendo ai passeggeri che salgono con me di mostrare il biglietto». L’autobus lo sta prendendo anche in questi giorni, Saïra. «A quelli che dicono che potevo mostrare l’abbonamento e che la cosa sarebbe finita lì e che il sottrarmi a una prevaricazione l’ho fatto solo per una questione di visibilità io rispondo che, secondo quello stesso ragionamento, dovrei quindi accettare situazioni così, abituarmi ad essere trattata diversamente dagli altri, da quelli che hanno meno melanina di me».

Coraggio

Da una ventunenne una grande lezione di coraggio, di dignità e lucidità. «Poi ci meravigliamo che quando uno ammazza una persona – dice Saïra facendo riferimento all’uccisione a Civitanova Marche di Alika Ogorchukwu, nigeriano di 39 anni strangolato in mezzo alla strada - il massimo che si fa è un video, ma nessuno interviene. Ed è accaduto. Figuriamoci se qualcuno fa qualcosa per delle parole», fa notare amaramente Saïra. «Certo che l’ho fatto per me stessa, perché mi sono sentita toccata nell’intimo, ma l’ho fatto anche per tutte quelle persone che subiscono questi trattamenti. Questo episodio è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, proprio perché l’ho vissuto in modo diretto. Anche in passato ho avuto episodi discriminatori, ho provato ad abituarmi ma ho capito che abituarsi significa accettare e quindi permettere che questi comportamenti siano leciti. Siamo quasi nel 2023, gli anni passano ma la discriminazione continua ad esserci. A me non sta bene. Io non mi voglio accontentare di sopravvivere in un mondo che esclude, che marca differenze che non ci sono. Io voglio vivere una vita piena come tutti, perché ne ho diritto». Infine una considerazione. «Io ci ho messo la faccia, il signore che ha compiuto questo atto invece non si sa neppure chi sia. Però chi lo difende è pronto a dire che io mi sono inventata tutto».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Cisl difende l'autista misterioso dall'accusa di razzismo. Saïra: «Io denuncio e ci metto la faccia, lui dov'è?»

PadovaOggi è in caricamento