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Maltempo e consumo del suolo: nel Padovano scomparsi 100 ettari di terreno in un anno

Coldiretti: triste primato del capoluogo con il 49%: «l’agricoltura perde una risorsa fondamentale, ambiente sempre più povero e anche più esposto ad allagamenti e calamità»

In un terreno sempre più urbanizzato e cementificato aumenta esponenzialmente il rischio idrogeologico. Coldiretti Padova di fronte all’ondata di maltempo di questi giorni ricorda quanto siano fragili ed esposte le aree in cui si è registrato un massiccio consumo del suolo. A partire dalla nostra provincia: quasi un centinaio di ettari, 97 per la precisione, di terreno sottratto all’ambiente nel breve volgere di un anno: un quarto nel solo Comune di Padova, che già detiene il triste primato del 49,5 per cento di superficie occupata.

«Se facciamo il classico paragone, in modo da dare un’idea di quanto terreno abbiamo perso – afferma Massimo Bressan – è la superficie di 136 campi da calcio, consumata nel giro di un anno. In questi giorni di allarme allagamenti per l’improvviso innalzamento del livello dei fiumi ci rendiamo conto delle criticità delle nostre aree urbanizzate, non più in grado di smaltire notevoli quantità d’acqua. Venerdì scorso si è celebrata la giornata mondiale del suolo e proprio dagli ultimi dati del’Ispra emerge un’analisi impietosa per il Veneto e in particolare per la nostra provincia, fra le più cementificate d’Italia, soprattutto nell’area centrale di Padova e cintura urbana. Complessivamente, certifica l’Ispra, sono 39.768 gli ettari di terreno consumato nella nostra provincia, pari al 18,55%, con una quota pro capite di 424 ettari. Scendendo nel dettaglio comunale nell’ultimo anno, certifica l’Ispra, a Padova sono stati occupati altri 24,81 ettari, seguono Albignasego con 7,8 ettari, Campodarsego con 4,4 e poi Conselve, Legnaro, Saonara con oltre 3 ettari ciascuno, per citare i primi in classifica.

Urbanizzazione

«Purtroppo ogni anno assistiamo ad una progressione– prosegue Bressan – in un territorio che ha già pagato un contributo altissimo all’urbanizzazione, come conferma l’Ispra. L’agricoltura continua a perdere una risorsa fondamentale e il nostro ambiente è sempre più povero e vulnerabile. Più terreno cementificato significa non solo terra strappata al verde e alle coltivazioni ma anche più suolo impermeabile, che aumenta il già elevato rischio idraulico con cui ci troviamo a fare i conti in molte zone della nostra provincia in occasione di temporali e nubifragi, bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Ne risente anche la biodiversità, con una perdita di specie vegetali, coltivate e non, che dispongono si sempre minor spazio. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono dobbiamo impegnarci difendere il nostro patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile – è l’appello del presidente di Coldiretti Padova – con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola. Se non poniamo un argine al consumo di suolo perdiamo un’opportunità in termini di sviluppo economico e occupazionale per l’intero Paese oltre al fatto che c’è un tema che riguarda l’ambiente, la sicurezza e la qualità della vita. Occorre pertanto accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ormai da anni ferma in Parlamento, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio».

Cementificazione sfrenata

La legislazione regionale ha rallentato la cementificazione sfrenata – sottolinea Coldiretti - ma molto di più fanno i neo imprenditori agricoli che investono nel settore primario per progetti imprenditoriali all’insegna della qualità della vita. Per sensibilizzare sulla tutela della risorsa suolo Coldiretti ha stretto un patto con Italia Nostra. L’obietto è mettere in campo iniziative comuni per impedire e prevenire la scomparsa dei territori rurali costantemente esposti a nuove minacce, dal rischio idrogeologico all'inquinamento, attraverso la tutela delle colture tipiche e dell’allevamento, la valorizzazione delle specialità locali e il recupero della tradizionale economia familiare e contadina. Ma lo scopo è anche costruire percorsi educativi per un consumo consapevole puntando sulle produzioni derivanti dall’agricoltura biologica, il chilometro zero e le piccole produzioni, oltre che valorizzare i primati italiani in fatto di biodiversità delle colture e degli animali, con il recupero di antiche cultivar di frutta, verdura, grano e di razze tipiche.

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