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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La risposta alla siccità, da Padova la proposta di un nuovo approccio multifunzionale

Al convegno “Nuovi spazi per l’acqua. Ridisegnare il territorio in risposta ai cambiamenti climatici” esperti e istituzioni hanno lanciato idee sul tema

Lunghi periodi di siccità alternati a violente precipitazioni concentrate in brevi periodi: gli scenari che i territori ogni anno devono fronteggiare a causa dei cambiamenti climatici chiedono soluzioni e risposte nuove. Il tema è stato al centro del convegno “Nuovi spazi per l’acqua. Ridisegnare il territorio in risposta ai cambiamenti climatici”, che si è svolto oggi, 17 maggio, presso l’auditorium dell’Orto Botanico di Padova promosso dall’Università degli Studi di Padova insieme ad ANBI Veneto e al Consorzio di Bonifica Bacchiglione. L'iniziativa si inserisce nel contesto di Terrevolute100 il programma di iniziative dei Consorzi di Bonifica del Veneto organizzate nell’ambito del Centenario del Congresso della Bonifica di San Donà di Piave del 1922 che pose le basi della bonifica moderna. Un’anteprima dei temi trattati a Terrevolute 100 - Festival della Bonifica in programma a San Donà di Piave dal 26 al 29 maggio.

Il convegno

E proprio il presidente del Consorzio di Bonifica Bacchiglione, Paolo Ferraresso ha rimarcato la crucialità di «recuperare il rapporto con la natura e in particolare con l’acqua che ci può fare male quando è troppa ma anche quando manca. La colpa non è dell’acqua ma di un rapporto tra uomo e natura che abbiamo compromesso e che oggi dobbiamo ricostruire». La centralità dell’acqua come elemento di vita imprescindibile è stato evidenziato anche da Gianpalo Vallardi, presidente Commissione Agricoltura del Senato per il quale «non ci può essere agricoltura senza acqua e l’acqua ci serve oggi più di prima». Massimo Gargano, direttore generale ANBI ha rilevato nel suo intervento come «i sistemi ecosistemici sono i benefici che l’irrigazione apporta non solo all’agricoltura, ma all’ambiente in generale. È necessario farne uscire la conoscenza – ha aggiunto – dalle stanze degli esperti perché la loro importanza venga percepita dall’opinione pubblica a servizio dell’unico modello di sviluppo possibile per l’Italia, quello che ha il territorio al centro». Esperti, tecnici, docenti universitari, e una tavola rotonda con rappresentanti di enti tra i quali la Regione del Veneto, le organizzazioni agricole e l’Autorità di Bacino Alpi Orientali oltre ai rappresentanti degli enti promotori: tutti insieme per dare il loro contributo e offrire una visione  nuova e sinergica della tutela del territorio, della sua economia umana e della sostenibilità ambientale. Fiumi e canali, ad esempio, non vanno visti  in una sola dimensione: «A obiettivi fondamentali come la riduzione del rischio idraulico e la fornitura di acqua per l’agricoltura si aggiungono nuovi criteri gestionali improntati alla tutela della biodiversità e alla fornitura di servizi ecosistemici, in una parola alla ‘multifunzionalità - spiega Alberto Barausse del Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova - e in questa nuova ottica va pensata una manutenzione ordinaria e gentile dei corpi idrici, che metta così insieme tutela ambientale, esigenze dei territori, agricoltura e anche la creazione di posti di lavoro locali, per una gestione sostenibile a tutto tondo».

Le idee 

Una visione multifunzionale e d’insieme che ispira anche la proposta del Consorzio di Bonifica Bacchiglione: la realizzazione di bacini d’invaso “multi-obiettivo” nel bacino dei Colli Euganei, pensati e realizzati con più finalità,  dalla sicurezza idraulica del territorio, all’accumulo delle acque per l’irrigazione, dalla funzione turistico-ricreativa al valore  ecologico-naturalistico , fino alla riserva idrica antincendio. Perché «proprio le nuove opere idrauliche devono essere un’occasione per ridisegnare e rigenerare il territorio», sottolinea  il direttore del Consorzio di Bonifica Bacchiglione Francesco Veronese. Anche sul fronte della depurazione sono molte le cose da fare come evidenzia Giuseppe Castaldelli (Università di Ferrara): «La percentuale di scarichi fognari non collettati in area urbana - osserva - è molto sottostimata. La strategia più realistica ed economicamente sostenibile è quella di favorire un aumento della capacità di autodepurazione del corpo idrico ricevente, tramite fitodepurazione». In una visione allargata e sistemica si scopre che l’uso dell’acqua da parte dell’uomo può non solo diventare sostenibile ma salvare le foreste, come spiega nella sua relazione Maurizio Borin, (Università degli Studi di Padova): «L’irrigazione è una potente leva per incrementare la produzione delle colture: a livello mondiale le terre irrigue rappresentano poco meno del 20% delle superfici coltivate, ma forniscono quasi il 40% delle derrate alimentari. Espandere la pratica irrigua, quindi, può contribuire a soddisfare il fabbisogno di cibo della popolazione mondiale presente e futura senza ricorrere alla messa a coltura di nuove terre. Con uno slogan, semplicistico, ma efficace, si potrebbe affermare ‘più irrigazione, meno deforestazione’». L’ottimizzazione delle risorse idriche è proprio al centro dell’innovativa sperimentazione  del Consorzio L.E.B, che dimostra come droni e satelliti possono aiutare a risparmiare acqua e territori. Il Consorzio ha infatti istituito e finanziato  un progetto di ricerca – che sarà illustrato durante il convegno di Padova - strategico ed innovativo per il sistema della bonifica, in collaborazione con le Università degli studi di Padova e di Verona, a cui partecipano quattro aziende pilota: un sistema di rilievi integrati, con campionamenti al suolo,  campagne di misure con drone multispettrale e satelliti,  per quantificare lo stato di stress idrico della coltura. Non solo nuovi strumenti ma anche nuovi saperi e un nuovo disegno del paesaggio: «La necessità di ripensare i processi di formazione e trasformazione del territorio in relazione ai cambiamenti climatici richiede di far interagire diversi saperi e tecniche» sottolinea Alessandro Massarente (Università degli Studi di Ferrara), evidenziando che «di fronte a nuovi scenari servono nuove interpretazioni, e questo processo di interpretazione è possibile solo attraverso gli strumenti del progetto di architettura nel paesaggio, che ci aiutano a  rivelare nuove possibili forme dell’acqua».

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