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Coronavirus, ecco il nuovo piano tamponi in Veneto: «Priorità a tutto il personale sanitario»

Agli 11.330 tamponi al giorno vanno anche aggiunti i 10.000 che fanno parte del lavoro specifico del Professor Andrea Crisanti, che sta effettuando un lavoro di studio, supporto e approfondimento su alcune categorie dei servizi essenziali, come cassiere dei supermercati e operatori dei vari servizi pubblici

Sul fronte del rafforzamento dell’esecuzione dei tamponi per fronteggiare e limitare l’emergenza coronavirus, la Regione del Veneto ha approntato un nuovo piano specifico che, nel giro di una settimana, porterà l’effettuazione dagli attuali 3.210 al giorno a 11.330 al giorno, coinvolgendo, secondo le singole potenzialità, tutte le microbiologie della rete ospedaliera regionale.

Il progetto

La novità è stata annunciata nella tarda mattinata di lunedì 16 marzo dal Presidente della Regione, Luca Zaia, nel corso del consueto appuntamento per fare il punto sulla situazione: «Abbiamo già dato ai Direttori Generali delle Ullss le indicazioni di predisporre i tamponi, partendo a tappeto, con priorità a tutti i 54mila lavoratori della sanità, a quelli delle case di riposo, e ai medici di medicina generale. Subito dopo toccherà a tutte le persone che hanno dei sintomi ma che, oggi come oggi, dovrebbero attendere la fine del periodo di osservazione. La filosofia è semplice: più casi isoliamo, più sicurezza creiamo». Agli 11.330 tamponi al giorno vanno anche aggiunti i 10.000 che fanno parte del lavoro specifico del Professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, che sta effettuando un lavoro di studio, supporto e approfondimento su alcune categorie dei servizi essenziali, come cassiere dei supermercati, e operatori dei vari servizi pubblici.

Tamponi

Aggiunge il Governatore Zaia: «La partita dei tamponi è per noi irrinunciabile, a maggior ragione dopo il risultato di Vò Euganeo dove, criticati da più parti, facemmo il tampone a tutta la popolazione isolando 66 casi, con il risultato che oggi Vo' è il territorio più sicuro d’Italia. Mi spiace che qualcuno continui a dire che sbagliamo, ma a questo punto, sinceramente ce ne freghiamo. Sono gli stessi che ci dicevano che le mascherine non servivano, che non ci hanno detto che il warning erano i respiratori automatici, che non ci dissero che questi pazienti assorbono ossigeno 20-40 volte in più di un normale ricoverato in terapia intensiva e che poteva nascere il problema del congelamento delle condotte di ossigeno negli ospedali, che non ci dissero che respiratori, mascherine e ossigeno erano il cuore del lavoro da fare. Tutti parlano delle posizioni dell’Oms – ha concluso Zaia – ma noi non l’abbiamo visto qui, in trincea. Abbiamo il massimo rispetto delle idee di tutti ma anche il dovere di pensare prima di tutto ai nostri cittadini e a metterli in sicurezza».

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