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«180mila residenti nella Bassa rischiano di venire nuovamente privati di servizi sanitari essenziali»

A sollevare la questione è il presidente dell'Associazione Nazionale Pensionati Cia Padova, Dino Milanello, preoccupato per la trasformazione dell'ospedale di Schiavonia in Hub Covid

«Per la seconda volta in pochi mesi l’ospedale di Schiavonia è destinato a chiudere: si trasformerà a tutti gli effetti in una struttura dedicata ai pazienti Covid. Comprendiamo le esigenze delle autorità sanitarie, dettate dall’emergenza sanitaria in atto. Tuttavia, esprimiamo forte preoccupazione per i 180mila residenti nella Bassa, ancora una volta privati di alcuni servizi sanitari essenziali»: il presidente dell'Associazione Nazionale Pensionati Cia Padova, Dino Milanello, pone la questione alla luce dei primi trasferimenti dei ricoverati in altre strutture della provincia.

La richiesta

«Non vogliamo sollevare inutili polemiche - precisa lo stesso presidente - ma avere un atteggiamento costruttivo, a beneficio della comunità. Lanciamo un appello alle autorità competenti: in questa fase così delicata non si dimentichino i 46 Comuni del comprensorio di Padova Sud. Agli anziani, in particolare, devono essere garantite tutte le cure del caso sul territorio, senza sobbarcarsi spostamenti di 50 o addirittura 100 chilometri, magari per eseguire un semplice esame del sangue». Queste istanze, peraltro, erano già state avanzate al direttore generale dell’Ulss 6, Domenico Scibetta, durante un incontro ad hoc che si è tenuto lo scorso agosto. Nell’occasione Cupla (Comitato unitario pensionati lavoro autonomo) Padova aveva proposto di riconvertire l’ex ospedale di Monselice in un complesso sociosanitario: «Qui troverebbero spazio un poliambulatorio, un ospedale di comunità, una Rsa, una Urt, Unità riabilitativa territoriale, e dei centri specializzati. La struttura dei Colli di Padova è stata riorganizzata in questa maniera e funziona egregiamente. È un progetto ambizioso, ma con le risorse che l’Unione Europea dovrebbe mettere a disposizione rappresenterebbe un obiettivo raggiungibile». Conclude Milanello: «I vecchi ospedali di Conselve, Montagnana ed Este - conclude Milanello - potrebbero inoltre ospitare altri poliambulatori, in una logica di maggiore prossimità del servizio. Va fatto un cambio di passo relativamente alla sanità». Ai pazienti delle zone di confine, da ultimo, dovrebbe essere consentito di rivolgersi per le visite ambulatoriali, dunque programmate, all’ospedale di Legnago, che dista solo pochi chilometri dalla Bassa.

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