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Corteo contro l'aborto, l'attacco del Popolo della Famiglia alla giunta Giordani: «Altro che democratici»

Danilo Bassan, consigliere del circolo padovano: «La manifestazione di sabato 9 marzo è autorizzata dalla Questura. Proprio non ce la fanno ad accettare che qualcuno critichi la legge 194»

Riceviamo e pubblichiamo:

«Proprio non ce la fanno ad accettare che qualcuno critichi la Legge 194»: inizia così la dichiarazione del Circolo di Padova del Popolo della Famiglia, movimento fondato nel 2016 da Mario Adinolfi e Nicola di Matteo, e che dall’esperienza dei Family Day, vuole portare una presenza valoriale all’interno della politica padovana. «Mi riferisco al comunicato della Giunta Comunale, che critica la libera manifestazione prevista Sabato 9 marzo a Padova, ed autorizzata dalla Questura, che porterà nelle vie del centro il dissenso ad una legge, la 194, che in questi anni ha avuto l’indubbio merito di aver consentito ed autorizzato la soppressione di quasi 6 milioni di bambini» dichiara Danilo Bassan, consigliere del Circolo Padovano. «Come Popolo della Famiglia non possiamo far altro che stigmatizzare la presa di posizione ideologica di una Giunta che, da una parte appoggia espressioni violente ed antidemocratiche di sinistra, e dall’altra, nascondendosi dietro il dito non vede l’orizzonte valoriale di chi, democraticamente, vuole ribadire la necessità di rivedere una legge di morte». Prosegue ancora Danilo Bassan «Noi del Popolo della Famiglia speriamo e chiediamo invece, che siano riconfermati l’ordinamento vigente e la punibilità dell'aiuto all’aborto, così come l'indisponibilità della vita umana. La sinistra padovana non vuole dissensi alla Legge 194, barricandosi dietro il “totem” abortista dell’intoccabilità della scelta della donna. Per aiutare le nascite e la diminuzione degli aborti, come Popolo della Famiglia proponiamo il Reddito di Maternità, proposta economica di sostegno alle donne italiane, che scelgono liberamente di fare le mamme a tempo pieno. Il mito che la legge 194 renda le donne libere di scegliere, è frutto di una seducente dottrina del male minore, capace non solo di fare dimenticare il male compiuto, ma addirittura di lasciarci credere che si sta facendo il bene, che si è persone responsabili, in ultima analisi che così facendo si è veramente buoni. In Italia sono oltre 6 milioni i bambini abortiti legalmente dall’approvazione della Legge 194. Questa è la contabilità delle leggi abortiste e della legge 194, assumendo come validi i dati forniti da fonti autorevoli e insospettabili di simpatie pro-life. E i soldi pubblici spesi per finanziare gli aborti non si poteva investirli per salvare le vittime dell’aborto? La visione di chi vorrebbe lavarsi la coscienza è che si può tranquillamente operare per la diffusione dell’aborto, si può tornare a casa, dare un bacio ai propri figli e pensare di avere compiuto il proprio dovere; è la vecchia storia della banalità del male, basta indossare occhiali con una lente che disumanizza la vittima e l’altra che ingigantisce i benefici dei propri interventi, ma nessuno che lo fa ha il diritto di ritenersi dalla parte delle donne e della Vita. Conclude Bassan «Non parlateci di diritto all’aborto, parlate invece della tragedia del dover abortire. Siamo costretti dai meccanismi della democrazia ad accettare una legge che consente di farlo, perché i progressisti ci dicono che “con l’oscurantismo della proibizione si ricacciano le donne nello strazio ulteriore dell’aborto clandestino”, ma non parlateci per favore di diritto. Non c’è un diritto di abortire, c’è il diritto del bambino a nascere. E comunque per noi cattolici vale la lezione di Papa Francesco: no alla cultura dello scarto, non hanno diritto a nascere solo i “perfetti”. E se leggiamo che la giunta Comunale celebra la legge 194, noi rendiamo omaggio ai sette medici italiani su dieci che si rifiutano di praticare aborti. Viva la Libertà, la Coscienza e la Vita! Quindi appoggiamo la manifestazione ed invitiamo i partecipanti a firmare la proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione del Reddito di Maternità, presso i nostri banchetti e presso i Comuni».

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