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Il Covid che divide: l'Australia chiude le porte ai nonni padovani

Tra le categorie di persone che non possono entrare in Australia ci sono i genitori degli immigrati, che non sono compresi tra coloro che possono godere di questo beneficio in piena era di pandemia

Tra le categorie di persone che non possono entrare in Australia ci sono i genitori degli immigrati, che non sono compresi tra coloro che possono godere di questo beneficio in piena era di pandemia. Così ci sono, e tra queste diverse famiglia padovane, casi di persone che sono costrette a fare la nonna a distanza, come il caso della signora Paola che ha accettato di condividere la sua esperienza. Sua figlia vive con il compagno in Australia e ha da poco partorito. «Non ho mai visto mio nipote se non in foto. Certo, loro stanno bene, ma sai per dei genitori sarebbe importante poter essere vicino alla propria figlia partoriente. Ma soprattutto dopo, quando si ha maggiormente bisogno, sarebbe stato utile essere lì».

Aussie

Paola che è una dentista che si occupa esclusivamente di bambini, anche la figlia lavora nel campo medico mentre il compagno e padre del nipote, padovano anche lui, lavora nel settore dello spettacolo. Per entrambi, per le loro professioni, l’Australia ha rappresentato una opportunità che infatti hanno entrambi saputo cogliere. «Nella mentalità australiana ci sono due elementi che non vanno sottovalutati quando si pensa che per loro non è poi così importante la presenza dei genitori, se i figli sono ovviamente maggiorenni. Si sa che è propria della cultura anglosassone lo staccarsi presto dalla famiglia. Inoltre in Australia, nonostante la popolazione non sia ancora vaccinata e i problemi che anche loro hanno avuto, non hanno avuto così tanti decessi com’è accaduto qui in Europa o in Asia, quindi in fondo pensano che questi immigrati europei sono anche fortunati ad essere lì, perché fare tante storie?». 

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«Sai, nel nostro caso siamo pure fortunati. Nostro nipote sta bene, i suoi genitori si vogliono bene. Non ci potevamo augurare di meglio, ma c’è anche chi invece è in difficoltà e avrebbe davvero bisogno di una mano». Chiediamo se ci sono altre famiglie padovane che condividono con loro questa forzata condizione di nonni a distanza. «Almeno quattro, che sappia io. Siamo tutte iscritte in questo gruppo che si chiama “parents are immediate family” che comprende migliaia di persone da tutta Europa e da tutto il mondo. Persone che hanno genitori malati o situazioni davvero limite. Non è il nostro caso per fortuna».

Vaccini

Siete per caso contrari al vaccino, voi o una parte dei componenti del gruppo? «Assolutamente no, nel gruppo è pure specificato che non è di questo che si parla. Posizioni anti vaccini o teoremi su quello che potrebbe essere non sono accettati, c’è invece uno forte scambio di esperienze e di tanto supporto. Noi siamo per il vaccino, per il Green pass e tutto quello che serve una volta per tutte per uscire da questa situazione. Servirebbe una soluzione politica tra i due Paesi che permetta di raggiungere nostra figlia e la sua famiglia agevolando un corridoio compreso di quarantena, tamponi e tutto quello che c’è da fare. E’ da quasi un anno e mezzo che non la vedo, ha fatto in tempo a mettere al mondo un bambino. E’ un periodo lungo, soprattutto per dei nei nonni. La nad - usa questo acronimo per spiegare che sono “nonni a distanza” - a noi non piace». 

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