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Pazienti oncologici sottoposti a vaccinazione anti-Covid, è dello Iov la più ampia casistica mondiale

«Solo il 3.9% ha rifiutato il vaccino. Questa percentuale è di gran lunga inferiore ai tassi di rifiuto segnalati in letteratura, probabilmente legato al rapporto di fiducia e all’alleanza terapeutica con l’équipe degli oncologi che hanno personalmente proposto la vaccinazione agli assistiti»

È dell’Istituto Oncologico Veneto la più ampia casistica mondiale di pazienti oncologici in trattamento sottoposti a vaccinazione anti-Covid-19, oggetto di studio e pubblicazione: un risultato certamente frutto della consapevolezza individuale ma anche della fiducia e dell'alleanza terapeutica con gli oncologi di riferimento.

Studio

Ad attestarlo è lo studio pubblicato sulla rivista “Oncologist”, dal titolo “Safety of Covid-19 Vaccine in Patients with Cancer in a High-Volume Comprehensive Cancer Center” con autori Antonella Brunello, Valentina Guarneri, Marina Coppola, Matteo Bernardi, Ketti Ottolitri, Maria Grazia Ghi, Eleonora Mioranza, Federica Vianello, Michele Gottardi, Sara Lonardi e Vittorina Zagonel, che riporta i dati di sicurezza della prima coorte di pazienti oncologici (5.297) che hanno ricevuto la vaccinazione anti-Covid19 con vaccino Pfizer- BioNTech presso lo Iov tra il 6 marzo e il 9 maggio 2021. Evidenzia la dottoressa Antonella Brunello dell’Unità operativa complessa Oncologia 1 (diretta dalla dottoressa Vittorina Zagonel), prima firmataria dello studio: «Si tratta della più ampia casistica mondiale di pazienti oncologici in trattamento sottoposti a vaccinazione, oggetto di pubblicazione. I pazienti vaccinati affetti da tumore solido erano la maggior parte (87%), con una prevalenza inferiore di pazienti affetti da neoplasia oncoematologica (13%). La vaccinazione è stata proposta a tutti i pazienti in trattamento oncologico attivo o nei quali la terapia era stata conclusa negli ultimi 6 mesi. Solo il 3.9% ha rifiutato il vaccino. Questa percentuale è di gran lunga inferiore ai tassi di rifiuto segnalati in letteratura, probabilmente legato al rapporto di fiducia e all’alleanza terapeutica con l’équipe degli oncologi che hanno personalmente proposto la vaccinazione agli assistiti».  

Risultati

Prosegue la dottoressa Brunello: «La maggior parte dei pazienti (81.6%) erano in trattamento oncologico attivo al momento della vaccinazione (di cui chemioterapia 38.6%, terapia targeted 21.6%, immunoterapia 7.9%, terapia endocrina da sola o in associazione a terapia targeted 22.6%, altre combinazioni di trattamenti 9.3%). Tramite il sito di farmacovigilanza www.vigicovid.it, è stato possibile verificare 8 reazioni avverse segnalate, delle quali una è stata ritenuta di grado severo, non letale ma non di chiara attribuzione, potenzialmente ascrivibile anche alla malattia oncologica di base. Le reazioni non severe (dolori muscolo-scheletrici, febbre, prurito, rash cutaneo, cefalea, ipotensione/ipertensione) si sono risolte entro 48 ore. Le reazioni avverse segnalate sono insorte tutte entro breve periodo temporale dalla vaccinazione, non oltre i 14 giorni dalla vaccinazione stessa. Solamente 4 pazienti hanno presentato sintomi di reazione da ipersensibilità al momento della vaccinazione, che si sono risolti spontaneamente o con l’utilizzo di anti-istaminico, entro breve tempo e senza reliquati». 

Iov

Commenta Patrizia Benini, direttore generale Iov: «Questi risultati contribuiscono a rafforzare e implementare le conoscenze sulla fattibilità della vaccinazione in pazienti oncologici e oncoematologici in trattamento chemioterapico, evidenziando l’importanza dell'alleanza curante-paziente, supportata da una significativa organizzazione delle attività che, anche scegliendo la finestra temporale migliore per la vaccinazione, ha permesso di garantire sia la copertura vaccinale che la continuità delle cure antitumorali».

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