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Crisanti: «Lo stipendio mi spetta. L'Azienda ospedaliera se la veda con l'Università»

Il microbiologo e oggi senatore del Pd aveva scelto di rinunciare all'indennità da parlamentare, ma dall'ospedale gli negano il salario. E lui tira fuori la legge che lo dovrebbe tutelare. «Asl di Padova? Un covo di politici»

Si appellerà ad una legge precisa, in cui si parla di norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e l'aspettativa per mandato parlamentare. Andrea Crisanti non ci sta e dopo aver preso atto della volontà da parte dell'azienda ospedaliera di non pagargli più lo stipendio, rilancia. La vicenda del microbiologo, diventato noto dopo le su ricerche a Vo in piena pandemia, poi la lite con il presidente della Regione Luca Zaia e per la sua presenza come divulgatore scientifico e opinionista, nasce dalla scelta di rinunciare allo stipendio da parlamentare (eletto il 25 settembre con il Pd).

La scelta

Una scelta che lui aveva spiegato così: «Ho optato per lo stipendio d’origine, composto dall’attività con l’Università di Padova e con l’Azienda ospedaliera. È una questione di contributi previdenziali, di continuità nel versamento. Me l’hanno consigliato in Senato. Del resto è una cosa che fanno molti magistrati, è una prassi normale. Non cambia molto come importo, ma per la pensione conveniva. È una cosa legittima, consentita dalla legge». Va ricordato che un senatore percepisce in media 12 mila euro al mese, con tutte le indennità. Sia tra i suoi colleghi che in politica, la decisione ha fatto molto discutere. Tra i più accaniti, ovviamente, i leghisti, dopo la “croce nera” che Crisanti ha costruito attorno a Zaia.

L'azienda

«Non erogheremo compensi in assenza del lavoro del professor Crisanti – ha subito replicato l'azienda ospedaleira. Il trattamento economico del docente in aspettativa è dovuto dall'amministrazione di appartenenza, l'Università degli Studi di Padova. L'ateneo, sulla base di una convenzione valida per tutti professionisti universitari impegnati nelle attività sanitarie nei reparti, riceve una quota economica sulla base dei servizi effettivamente garantiti a favore dell'ospedale e, di conseguenza, dei pazienti. È chiaro che gli importanti impegni del professore in Senato non possono prescindere da un'aspettativa dal lavoro precedente: venendo meno l'impegno medico e professionale a favore dell'Azienda ospedale Università di Padova, si preclude di conseguenza ogni impegno economico da parte della stessa Azienda. Risorse che non solo la legge, ma anche l'opportunità e l'etica, vogliono impiegate nel retribuire coloro che garantiscono una effettiva attività per erogare servizi ai pazienti dell'ospedale padovano».

La replica

«Dovranno mettersela via e pagare – replica oggi 28 ottobre Andrea Crisanti - .La legge è dalla mia parte e io ho diritto a percepire lo stipendio che prendevo un mese fa. Non c'è discrezionalità. Poi se a qualcuno questa cosa infastidisce è un altro discorso, ma tengo a ricordare che fare il parlamentare è un sevizio per il paese a tutela della democrazia, non una perdita di tempo. L'Asl di Padova è un covo di politici. Il senso che ha ispirato la legge che cito, è proprio questo. Se poi l'Azienda ospedaliera non vuole pagare, pazienza: se la vedrà con l'Università di Padova. Ho fatto tutto in totale trasparenza. Questa polemica è una notizia di distrazione di massa per non parlare ad esempio, del tetto dei contanti a diecimila euro. Ho scelto di mantenere lo stipendio da medicoper continuare un po' di attività didattica e di ricerca. Dall'Asl di Padova fanno sapere però che non le pagheranno più il suo compenso».

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