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Inchiesta tamponi rapidi, Rigoli a giudizio. Crisanti: «Il mio esposto aveva senso». E spunta Palù

Era stato lui ad accusare il professore, dopo la battaglia iniziata contro il presidente della Regione Luca Zaia. Ostanel: «Ora toccherebbe spiegare anche a lui»

«La decisione del giudice chiarisce, una volta per tutte, che il mio esposto non era campato in aria». Non va oltre Andrea Crisanti, il grande accusatore da cui è nata poi l'inchiesta sui tamponi, che ieri 10 febbraio ha portato la gup Maria Luisa Materia alla decisione di rinviare a giudizio l'ex direttore del laboratorio di microbiologia di Treviso Roberto Rigoli, indagato dalla Procura di Padova insieme all'ex dg di Azienda Zero, Patrizia Simionato per falso ideologico e di turbata libertà di scelta del contraente. Dovranno rispondere di tutti i capi d'imputazione sollevati. Crisanti, oggi senatore del Partito Democratico poi chiude: «Con il dibattimento sarà stabilito se è stato fatto tutto correttamente o meno. I test rapidi avevano una fallibilità troppo elevata e il loro massiccio impiego su Rsa e personale sanitario, in quella fase della pandemia, fu un grave errore perché favorì la diffusione del virus. Zaia dice che quei test furono delle scialuppe di salvataggio, ma si sbaglia: per limitare i contagi avrebbe invece dovuto erigere delle barriere». Era lui che dirigeva tutte le microbiologie del Veneto, prima di venire sostituito venne sostituito proprio da Roberto Rigoli, nominato dal presidente della Regione, Luca Zaia. Zaia ieri non ha voluto commentare invece la decisione del gup, ritenendo non corretto giudicare il lavoro della Procura. «Il rinvio a giudizio di Rigoli e Simionato per la vicenda dei tamponi rapidi non fa altro che confermare i dubbi che ho sempre espresso in merito all'uso massiccio dei tamponi rapidi che si è fatto in Veneto - commenta invece la consigliera regionale del Veneto che Vogliamo, Elena Ostanel - soprattutto come metodo di screening del personale sanitario. Non si è mai compreso infatti, neanche nell'ambito della Commissione d'inchiesta sul Covid, le motivazioni per cui la Regione non avesse fatto proprie le indicazioni che provenivano dalle circolari ministeriali, così come quelle di eminenti studiosi della materia, come il professor Crisanti, ma anche e soprattutto dagli stessi medici e dalle loro rappresentanze sindacali. Una nostra valutazione l'abbiamo fatta e scritta nella nostra relazione di minoranza consegnata alla Commissione Covid. Adesso spetterà ai giudici arrivare ad una conclusione terza». E intanto al processo è spuntata una relazione del maggior nemico in ambito scientifico di Crisanti, Giorgio Palù. Palù ha consegnato uno studio in cui difende l'operato di Rigoli e prova a demolire la tesi di Crisanti.

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