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Don Luca si aggiudica la gestione del bar agli Eremitani e mette a lavoro i profughi. La rabbia di Lega ed ex dipendenti

La cooperativa "Percorso Vita" si è aggiudicata la gestione del locale che si affaccia sulla Cappella degli Scrovegni. Favarin da anni gestisce comunità e progetti simili, ma il Carroccio denuncia il licenziamento delle due bariste che lì hanno lavorato per dieci anni

L'assegnazione della gestione della caffetteria Eremitanti alla cooperativa di don Luca Favarin fa imbestialire la Lega e tutto il centrodestra. Percorso Vita, nata grazie al “prete dei migranti” (così viene definito da chi lo accusa da anni di sfruttare la loro situazione di difficoltà) che gestisce nove comunità e aiuta circa 150 giovani provenienti dai paesi più poveri dell'Africa, si è aggiudicata la gestione del bar ai Musei Eremitani. All'interno della struttura lavoreranno proprio migranti e minori a rischio. Così come già accade al ristorante Strada Facendo gestito dal consigliere comunale di Coalizione Civica Stefano Ferro e sua moglie Carolina, che fa parte della stessa cooperativa e spesso frequentato anche da qualche noto leghista. «E' una grande soddisfazione, per noi, unire la cultura ad una tematica sociale molto forte – dice don Favarin - .La gestione del bar sarà affidata a professionisti che si avvarranno, poi, della collaborazione dei migranti, minori a rischio devianza e carcerati. Un'esperienza dal grande valore simbolico».

Il licenziamento

Qualche professionista però forse già c'era in quel bar, dove da 10 anni lavoravano Susanna Sartore e Ornella Moro. Al Gazzettino le due donne hanno raccontato di essere state licenziate perché non sono enologhe e non conoscono una seconda lingua. Dietro, probabilmente, c'è più una scelta politica. Questo ha scatenato l'ira della Lega, che ha subito associato al caso lo storico motto “prima gli italiani”. «La famosa cooperativa - commenta l'onorevole Massimo Bitonci - di Don Luca Favarin “Percorso Vita Onlus” vince l’appalto per la gestione della caffetteria del Museo degli Eremitani a Padova e qual è stato il primo atto del Don (con cui in passato ha avuto molti diverbi, ndr) che ha annunciato di aver partecipato al bando del Comune per far lavorare i profughi? Quello di licenziare due donne italiane, bariste da molti anni, che ora si trovano senza lavoro. Così si comportano certi personaggi, demagogia e prima gli altri». A lui si è aggiunta la capogruppo di Fratelli d'Italia, Elena Cappellini: «La settimana scorsa sono stata contattata dal marito di Susanna Sartore, il quale mi ha raccontato l’esperienza lavorativa della moglie ed il suo impegno, tra sacrifici e soddisfazioni, nella caffetteria del Museo Eremitani – racconta la consigliera - .Oggi, purtroppo la Signora Sartore, insieme alla collega Ornella Moro, si ritrova senza lavoro perché, come le è stato esplicitato, risulta non idonea per dei requisiti che ritengo irrilevanti per il lavoro che da sempre svolge con professionale, passione e dedizione. Ritengo si debbano rivedere i criteri di assunzione per i quali le signore sono state licenziate ed intervenire come Comune alla tutela per l’impiego dei dipendenti padovani». Ovviamente le posizioni politiche sono state riprese in diversi post sui social degli esponenti di centrodestra, da cui sono scaturiti commenti offensivi nei confronti di don Luca Favarin.

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