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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Cambiamenti climatici e territorio: «Mose soluzione per Venezia, in Veneto vanno monitorati argini»

Aldino Bondesan, professore associato di Geografia Fisica e Geomorfologia all’università di Padova.Con lui abbiamo voluto capire se il Mose è la soluzione giusta per salvare Venezia e quanto i veneti devono essere preoccupati rispetto ai cambiamenti climatici

La geografia, una materia che negli ultimi anni sembrava essere stata messa un po' in disparte, oggi a causa degli sconvolgimenti provocati dai cambiamenti climatici assume invece un ruolo centrale. Una disciplina fondamentale per prevedere, per valutare e per capire i fenomeni. Per questo ci siamo recati a Palazzo Wollemborg, dove a inizio dicembre è stato inaugurato il primo Museo di Geografia, per incontrare il professor Aldino Bondesan, professore associato di Geografia Fisica e Geomorfologia all’università di Padova. E’ autore di più di 400 pubblicazioni scientifiche, di alta divulgazione. Con lui abbiamo voluto parlare soprattutto del Mose, visto quanto accaduto a novembre durante la marea record che ha sconvolto in realtà, tutto il litorale casusando anche due vittime. 

Immediatamente gli chidiamo del Mose, per capire se è quella la soluzione che può salvare Venezia: «Ne erano state proposte anche altre, di tecnologie, prendendo a modello quanto fatto in altre città soprattutto del nord Europa. Ma la Laguna ha una specificità data dalla dimensione delle bocche di porto e anche dal contesto in cui si colloca. Bisogna prendere in considerazione anche l'impatto sul paesaggio, un ragionamento che fu fatto a suo tempo. Si era proposto di alzare le rive, ad esempio. Se il modello Rotterdam non era replicabile per questioni quindi anche estetiche, quest'altra soluzione diventava comunque esageratamente dispendiosa». Che impatto hanno avuto i lavori sulla laguna: «E' molto probabile che le strutture abbiano un qualche tipo di interferenza. La laguna è un elemento artificiale da sempre governato dall'uomo, dobbiamo ricordarcelo. E' una sorta di struttura artificale dentro la quale ci si sforza di conservare gli elementi naturali. Bisogna quindi monitorare quelle conseguenze e intervenire per correggere il tiro qualora fosse necessario. Devo dire che ho letto molte previsioni catastrofiche che fino ad ora non si sono verificate». I veneti, in generale, si devono preoccupare di quanto sta accadendo o si possono fidare delle scelte che vengono prese? «Noi abbiamo una presenza di infrastrutture che sono sempre in un equilibrio instabile con i fenomeni naturali. Al momento che abbiamo una velocizzazione degli eventi estremi, queste strutture possono essere a rischio. Diventa quindi importante il monitoraggio, aspetto che in passato veniva trascurato». 

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