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Entra in vigore l'etichettatura obbligatoria per sopresse, salami e insaccati italiani

«Per i consumatori una tutela in più e per i produttori un riconoscimento doveroso per l’impegno quotidiano profuso nel rispettare alti standard qualitativi e regole rigorose»

Entra in vigore l'etichettatura obbligatoria per sopresse, salami e insaccati italiani: solo quelli prodotti con animali nati e allevati in Italia saranno made in Italy.

Tutela

«Per i consumatori - afferma Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto - una tutela in più e per i produttori un riconoscimento doveroso per l’impegno quotidiano profuso nel rispettare alti standard qualitativi e regole rigorose». Tanta serietà beffata dall’entrata dall’estero di cosce per una quantità media di 56 milioni di “pezzi” che ogni anno si riversano sul territorio nazionale per ottenere prosciutti da spacciare come italiani. Coldiretti stima, infatti, che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta. «Per questo la data di domani corrisponde ad una svolta storica, il 31 gennaio scade la proroga di due mesi concessa dal Ministero dello Sviluppo economico per la piena applicazione del Decreto interministeriale sulle Disposizioni per “l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell’etichetta delle carni suine trasformate». In Veneto si concentra una produzione suinicola di qualità pari ad un valore di 200milioni di fatturato realizzato da 70mila capi destinati soprattutto a prosciutti Dop come il San Daniele, Parma e Veneto Berico Euganeo, e allevati da oltre 300 imprenditori suinicoli.

Certificazione

«L’entrata in vigore del provvedimento restituisce dignità agli allevatori del comparto duramente colpiti dal crollo dei prezzi dei maiali e dal contemporaneo aumento di quelli delle materie prime per l’alimentazione degli animali. Il risultato è che le quotazioni pagate agli imprenditori suinicoli - denuncia Coldiretti - sono crollate fino al -38% durante la pandemia e solo nelle ultime settimane, proprio con l’avvicinarsi dell’introduzione dell’obbligo dell’indicazione d’origine, si è registrata una timida ripresa, secondo un’analisi del Centro Studi Divulga». Aggiunge Daniele Salvagno: «In un momento difficile per il settore dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza di tutti i prodotti per combattere la concorrenza sleale.  Il comparto suinicolo regionale – continua Salvagno  – registra prezzi alla produzione che si aggirano su 1,40 euro al chilo, mentre i capi agli allevatori sono pagati 30 centesimi in meno. Al supermercato i valori triplicano». Conclude Coldiretti: «Il decreto sui salumi prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali). Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”. E consentito lo smaltimento delle scorte fino ad esaurimento. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. Per scegliere salumi ottenuti da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia basterà cercate la presenza esclusiva della scritta Origine Italia o la dicitura “100% italiano”».

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