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Federalberghi Terme, dall'inizio della pandemia perso il fatturato di un anno

Il presidente Boaretto ha scritto una lettera ai sindaci del bacino termale con una serie di richieste per dare respiro agli albergatori in difficoltà

È un nuovo appello a tutti i sindaci del territorio, quello inviato venerdì 21 gennaio dal presidente di Federalberghi Terme Abano Montegrotto, Emanuele Boaretto, a tutti i sindaci del bacino termale euganeo. La lettera, inviata ai primi cittadini di Abano Terme, Montegrotto, Battaglia, Galzignano e Teolo, inizia riassumendo i dati conclusivi dell’anno turistico 2021 che hanno registrato per la seconda stagione consecutiva una forte riduzione delle presenze, causate dalla crisi pandemica.

Le presenze

Se il 2020 si era chiuso con 1.120.962 presenze nel bacino termale euganeo, riferisce Federalberghi, segnando una perdita del 65,48% rispetto al dato del 2019 (3.247.292), il 2021 si è concluso con circa 2 milioni di presenze (dato di stima, in considerazione che il sistema statistico regionale per ora registra 1.638.435 presenze al 31 ottobre 2021), segnando una riduzione di circa il 38,5%. In due anni si sono perse più presenze di quelle che soggiornavano alle Terme in un anno normale, visto che la sommatoria delle presenze perse nel 2020 e nel 2021 (circa 3,4 milioni) supera il valore raggiunto nell’anno di calendario 2019. Questo significa che alle aziende turistico/termali del nostro territorio manca completamente il fatturato di un anno (circa 360 milioni di euro stimati di ricavi su tutto il territorio termale). «Purtroppo, in corrispondenza della diminuzione dei ricavi, non abbiamo però assistito, quantomeno in modo confrontabile con le perdite, ad una riduzione dei costi – segnala Boaretto. – I consumi riferiti alle utenze sono realisticamente poco variabili in strutture come le nostre e hanno continuato a correre senza alcun tipo di calmiere registrando però inimmaginabili aumenti dei costi. I costi per le forniture e quelli per le materie prime, oltre ad aver avuto un’impennata incredibile in questi due anni, però sono anche stati poco programmabili a causa della impossibilità concreta di prevedere reali flussi turistici. I costi per il personale (che rappresentano circa il 35/40% del totale) sono stati solo in parte compensati dagli ammortizzatori sociali straordinari. Anche i costi della pressione fiscale locale sono stati importanti. Molte strutture ricettive non hanno potuto utilizzare la cancellazione dell’Imu poiché avevano doppie società di proprietà/gestione e non rientravano nei parametri richiesti. La Tari è stata indicativamente e genericamente ridotta, a seguito di provvedimento di Arera, di circa il 12% (che equivale a un 25% sulla parte variabile), ma non per tutti i periodi di calo e chiaramente non in modo proporzionale rispetto alla mancata produzione di rifiuto. Le riduzioni dei costi collegati alle imposte per pubblicità e occupazione suolo pubblico hanno mitigato solo parzialmente gli effetti di una imposizione fiscale superiore alla capacità di generare reddito da parte delle imprese».

Le richieste

La preoccupazione per la categoria da parte del presidente, aldilà del passato, guarda all’andamento della stagione turistica 2022 che di fatto, ad oggi, è ferma al palo per la recrudescenza del virus e che non offre spazio all’ottimismo per i prossimi mesi. Il timore è che qualche mese di lavoro estivo non potrà compensare non solo le enormi perdite riscontrate nel passato, ma nemmeno il forte aumento dei costi di gestioni dell’anno in corso che rischiano di essere molto pericolosi, o addirittura fatali, per le imprese del nostro territorio. «Vi chiedo – ribadisce il presidente ai primi cittadini – di voler attivare urgentemente un tavolo di confronto, basato sulla valutazione del reale andamento della stagione turistica e con l’obiettivo di individuare le migliori soluzioni per dare supporto, assieme alle associazioni di categoria, al sistema impresa. Inoltre, vi chiedo di poter valutare se vi siano spazi di riduzione delle imposte locali, in considerazione del fatto che esse erano basate su una capacità delle aziende di generare fatturato/ricavi su una intensità di servizi e di bisogni che purtroppo ritengo non saranno tali ancora per parecchio tempo (forse anni). In particolare chiediamo di valutare per il prossimo biennio la possibilità di sospendere o rimodulare la IUC, la quota Imu in capo al Comune (se esistente), la rimodulazione della Tari in base al servizio di asporto e pulizia effettivamente reso, questo in osservanza della direttiva della Comunità Europea secondo la quale chi inquina paga e di ottimizzare al massimo gli investimenti dell’imposta di soggiorno, rispetto ad iniziative a forte ricaduta turistica, in modo che questi possano generare massima utilità. Questo non vuole essere un monito a non cercare assieme i migliori modi per sviluppare il business turistico del nostro territorio, ma un’azione che vada nella direzione contingente di cercare di salvare il salvabile in un contesto veramente ed incredibilmente difficile».

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