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Omicidio di Aycha, Cgil, Cisl e Uil: «L’avevamo accolta, ma non siamo riusciti a proteggerla»

«La morte di Aycha, nel giorno dedicato alla violenza sulle donne, non può essere incasellata nel freddo calcolo delle statistiche e sta a dimostrarci che non è stato fatto abbastanza»

Riceviamo da Marianna Cestaro - Cgil Padova, Stefania Botton - Cisl Padova Rovigo e Lorenza Cervellin - Uil Rovigo e pubblichiamo:

«Questa giornata internazionale contro la violenza sulle donne è iniziata nel peggiore dei modi possibili. Ancora una volta dobbiamo registrare un fatto di cronaca che vede una donna vittima del proprio marito. Ancora una volta a mettere fine ai giorni di una giovane madre è la mano della persona con la quale questa donna pensava di condividere la propria vita. La morte di Aycha, nel giorno dedicato alla violenza sulle donne, non può essere incasellata nel freddo calcolo delle statistiche e sta a dimostrarci che non è stato fatto abbastanza. Siano di monito le parole del presidente Mattarella: “La ricorrenza di oggi induce a riflettere su un fenomeno che purtroppo non smette di essere un'emergenza pubblica”. Anche Aycha, come molte altre donne prima di lei, italiane, marocchine o di altri Paesi, era stata vittima di ripetuti maltrattamenti. Anche lei aveva denunciato e anche lei aveva ritrattato. O “perdonato”, per usare un eufemismo spesso strappato a suon di botte. E noi che l’avevamo accolta, come Paese e come comunità, non siamo riusciti a proteggerla. Dobbiamo agire subito perché la sua morte non scoraggi altre donne e non faccia perdere loro la fiducia nella possibilità di essere difese e protette. Come sindacati, possiamo fare molto attraverso progetti di welfare condivisi con le istituzioni e sul fronte del lavoro. La tragica scomparsa di Aycha ci induce ad impegnarci di più sul fronte dell’inserimento delle donne nel mondo del lavoro, particolarmente complesso per le donne non comunitarie, che hanno tassi di occupazione di diversi punti percentuali inferiori rispetto alla componente comunitaria e ampiamente superiori se si tratta di inattività. Anche il problema della conciliazione vita-lavoro è particolarmente difficile da superare per le donne che non possono contare su una rete familiare. I fronti sui quali impegnarsi sono numerosi. Il primo è quello dell’educazione degli uomini. Di pari passo, deve procedere l’impegno per garantire a tutte le donne la possibilità di vivere indipendenti e al sicuro».

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