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Sfruttare i capannoni industriali per installare impianti fotovoltaici: la proposta di Cna Veneto

Il potenziale è rappresentato da un patrimonio immobiliare industriale, che in Veneto, è estremamente diffuso: più di 92mila capannoni industriali (32mila a Padova e Treviso), sparsi in 5.679 aree produttive, che coprono il 18,4% della superficie "consumata" e molti dei quali (11mila, il 12% del totale) dismessi e inutilizzati

Incentivare l’installazione di piccoli impianti fotovoltaici (da 12 a 200 KW) sfruttando le coperture dei capannoni delle piccole imprese. È la proposta presentata da CNA alla Cabina di regia a Palazzo Chigi sul RepowerEU, ribadendo sulla necessità di coinvolgere le imprese private.

Proposta

Una proposta che punta a sviluppare un parco fotovoltaico diffuso sfruttando l’edilizia industriale - capannoni, laboratori industriali - che potrebbe ospitare un gran numero di pannelli senza consumare suolo, senza impattare negativamente sul paesaggio, in tempi relativamente brevi ed in linea con il timing PNRR, considerato che l’Italia sta accumulando un considerevole ritardo rispetto all’obiettivo di 7-8 GW di nuova potenza da rinnovabili su base annua. Il potenziale è rappresentato da un patrimonio immobiliare industriale, che in Veneto, è estremamente diffuso e che è per gran parte detenuto da PMI: più di 92mila capannoni industriali (32mila a Padova e Treviso), sparsi in 5.679 aree produttive (per 41.300 ettari di terreno), che coprono il 18,4% della superficie ‘consumata’. Molti dei quali (11mila, il 12% del totale) dismessi e inutilizzati.

Cna Veneto

«Si tratta senza dubbio - commenta il presidente Cna Veneto Moreno De Col - di una strada percorribile. Questa proposta di Cna in merito alla autoproduzione di energia elettrica mediante impianti fotovoltaici posizionati sulle coperture dei capannoni può facilitare in tempi relativamente brevi la transizione ecologica e ad un tempo sollevare le piccole imprese da grandi spese mediante l’autoproduzione di energia. Utilizzare le coperture dei capannoni in attività e dei fabbricati produttivi in uso alle aziende non comporta impatto ambientale né ulteriore consumo di suolo. Certamente sono necessari incentivi: già un credito di imposta fino al 50%, eventualmente da modulare sulla dimensione dell’impianto, potrebbe dare una buona spinta iniziale per proseguire su una strada già intrapresa da molte piccole imprese. Ma servono progetti e incentivi di lunga durata». Le piccole imprese (che oggi scontano un gap pari al 30% rispetto ai concorrenti tedeschi) potrebbero così beneficiare di una riduzione strutturale del costo dell’energia (fino al 60%) migliorando la competitività e consentendo al Paese di accelerare il raggiungimento degli obiettivi sulla transizione energetica e rendendo artigiani e piccole imprese, protagonisti dell’epocale trasformazione.

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