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La vicenda di Howland, della casa venduta due volte e dei soldi che non bastano più

Gli hanno pignorato la casa e lo stipendio. L’appartamento dove vive, a suo tempo acquistato, lo dovrà lasciare, con la sua famiglia, entro il 30 maggio. E’ stato comprato da un suo connazionale, all’asta giudiziaria. Avrebbe dovuto uscire con le sue cose, ma si è deciso per un rinvio

Una vicenda, quella di Howland Rafiqul Islam, che è classico esempio della situazione che si sta creando per tante persone. Gli hanno pignorato la casa e lo stipendio. L’appartamento dove vive, che aveva a suo tempo acquistato, lo dovrà lasciare entro il 30 maggio. E’ stato infatti acquistato, da un suo connazionale, all’asta giudiziaria. Questa mattina, 10 maggio, avrebbe dovuto uscire con le sue cose, ma si è riusciti a mediare per un rinvio affinché si trovi, lui, autonomamente una sistemazione.

Howland da ventitré anni abita a Padova con la famiglia. Con lui ci sono la moglie e tre figli minori, che vanno regolarmente a scuola. Tutti con la cittadinanza italiana. A un certo punto Howland perde il lavoro, e non riesce più a pagare le rate del mutuo. Quando lo ritrova la casa è all’asta e ha l’obbligo di continuare a pagare gli interessi sul prestito avuto per comprare la casa. Che intanto la banca ha già rivenduto. Non ci ha perso, ci sentiamo di dire, la banca. Un piccolo appartamento pagato, circa una decina di anni fa, 130mila euro. Non proprio poco a guardarlo, sarà 50 metri quadri e pensando a quando, ha acquistato. Gli trattengono così una cifra attorno ai 400 euro ogni mese, su uno stipendio di 1200 circa. Nella casa ha continuato a starci e sa benissimo che se ci aggiunge un altro affitto, non gli rimane ovviamente nulla.

Chi ha acquistato, un connazionale, ricalca le sue caratteristiche quando firmò l’atto di acquisto. Lo evidenziamo perché non dovremmo poi dover tornare lì, allo stesso indirizzo in via d’Alemagna all’Arcella, a raccontare la stessa storia solo con nuovi protagonisti. Dove, nella fattispecie, quest’oggi, oltre a un legale che funge da mediatore, abbiamo trovato due poliziotti che avrebbero avuto il compito di far eseguire lo sfratto, un’assistente sociale e la rappresentante del nuovo acquirente. In soggiorno, letteralmente legati a delle sedie, c’erano quelli del Sunia, il sindacato inquilini della Cgil. A trattare per la famiglia il Segretario Provinciale del Sunia, Michele Brombin. Anche alcuni amici della famiglia si sono incatenati tra loro a delle sedie ed espongono dei cartelli. C’è anche parecchia stampa per l’ennesimo sfratto da quando sono stati sbloccati, l’agosto scorso. Non si può neppure più parlare di emergenza, viene a mancare l'elemento sorpresa. 

Mentre Howland cercava di far valere la sua posizione, le voci si sovrapponevano. Tutti avevano le proprie ragioni da far valere. La soluzione più gettonata era il trasferimento a Casa Colori della moglie e dei figli, con l’indicazione a lui di trovarsi una sistemazione alternativa. «Ma perché devo dividermi dalla mia famiglia? Io ho sempre lavorato, pago le tasse, sono cittadino italiano. Perché nessuno mi vuole aiutare? Perché il Comune non fa niente per me?», insiste. La rappresentante del neo acquirente nel domandargli se ha una macchina, alla sua risposta affermativa gli da questo che speriamo, per lei, non lo consideri davvero un consiglio da dare a una persona: «Sai quanti divorziati dormono in macchina dopo la separazione? Puoi fare così», gli dice. Perché siamo messi così, economicamente ma anche umanamente.

Questo piccolo appartamento, venduto due volte in pochi anni, neppure troppo ben messo, è molto ambito. Da qui si può vedere molto della situazione in cui ci stiamo cacciando. C’è chi è sempre garantito, gli istituti di credito, che non perdono mai neppure un centesimo, ci sono le persone, i lavoratori, i quali li si illude che possono avere qualsiasi cosa perché hanno un lavoro. Quindi la casa, non in affitto perché sono soldi buttati, si dice così di solito, fino a che ce la si fa. Ma intanto, mentre tutto è cresciuto, gli stipendi, nel nostro paese, non si muovono da decenni mentre tutto decolla. Storie come quelle di Howland sono sempre più frequenti e non riguardano soltanto i “nuovi italiani”. Riguardano un sacco di persone e si rischia che questo numero cresca ancora di più. Se quella che stiamo raccontando è una chiara immagine del conflitto che si innesca tra poveri, che nell’immaginario è per il pane e non per delle pareti ma tant’è, se guardiamo a economie come quella statunitense che rimane sempre il faro da seguire, la crisi causata dai mutui ha di fatto spazzato via gran parte della classe media. Se quello è il punto di riferimento a cui si guarda, magari non si rischia di allargare il conflitto sociale ma quantomeno di ampliare la platea dei partecipanti.

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