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Giovedì, 28 Marzo 2024
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#PadovaTuttiConvocati, il rettore Rizzuto "svela" in casa Ascom l'Università del post-pandemia

«Dobbiamo tornare alla socialità perché è questo ciò che adesso ci manca ma che più ci servirà una volta che i vaccini avranno messo in sicurezza i più deboli. Una socialità che passa non solo per le aule universitarie ma che deve espandersi anche nella città stessa dove la presenza degli studenti è diffusa e capillare e dove costituisce vivacità ma anche sicurezza».

Ok che il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, è innanzitutto un medico. Ma l’iniezione di fiducia che ha saputo trasmettere alla giunta dell’Ascom Confcommercio riunita per il terzo incontro bilaterale del #padovatutticonvocati atto secondo è stata decisamente poderosa.

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Perché non ha parlato solo dei progetti dell’ateneo che la pandemia non ha interrotto, ma ha anche dimostrato, numeri, concetti e ricerche alla mano, che Padova ha tutte le carte in regola per ripartire e ripartire alla grande. Sostenuto nella sua esposizione dalla prorettrice Francesca Da Porto, il rettore non solo ha confermato l’impegno per il prossimo triennio in termini di investimenti (circa 240 milioni di euro), ma ha anche allargato l’analisi a cosa abbia rappresentato e cosa possa rappresentare l’Università per Padova ed il suo territorio. «Diciamoci chiaramente - ha detto Rizzuto dopo che il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin, aveva introdotto l’incontro ricordando come tra la prima versione del #padovatutticonvocati e questa si fosse messa di mezzo una pandemia dagli effetti devastanti - che c’è un “prima” e c’è un “dopo”. Ma c’è un “dopo” che per Padova può essere molto positivo». E qui ha ripercorso non solo i momenti drammatici del lockdown («Improvvisamente abbiamo dovuto inventarci 150mila ore di lezione da remoto e la rete, non la nostra, ma quella del gestore, comprensibilmente, è andata in tilt») ma ha sottolineato come Padova e la sua Università abbiano voluto dire - e possano dire da qui in avanti - moltissimo. Un esempio? Parlando a proposito del nuovo ospedale («Che sarà un ospedale del futuro») ha sottolineato come la mortalità nelle terapie intensive padovane non abbia superato il 12 per cento a dimostrazione della qualità della classe medica padovana, ma ha anche ricordato come 60mila studenti rappresentino per la città un fattore importante, non solo sotto il profilo economico, ma soprattutto se saremo in grado di farli restare come patrimonio di conoscenze da non disperdere.
«Dobbiamo tornare alla socialità - ha continuato il Rettore - perché è questo ciò che adesso ci manca ma che più ci servirà una volta che i vaccini avranno messo in sicurezza i più deboli. Una socialità che passa non solo per le aule universitarie ma che deve espandersi anche nella città stessa dove la presenza degli studenti è diffusa e capillare e dove costituisce vivacità ma anche sicurezza».

Futuro

Una vivacità talvolta “sopportata” ma mai come in questi mesi rimpianta a dimostrazione che Padova è un tutt’uno con la sua Università che - parole del rettore - «in nessun’altra città è così compenetrata». Eppure gli spazi per migliorare ci sono e sono ampi. «Un’indagine condotta tra le università del Centro-Nord ha rivelato che Padova è di gran lunga la prima nel differenziale, positivo, tra come la ci si aspetta e come la si trova realmente». Una considerazione da non sottovalutare, anche in termini di ricaduta turistica, nel momento in cui si dovrà comunicare un territorio che offre tantissimo, anzi - come ha ribadito la professoressa Da Porto - «che offre tutto». Insomma un’Università presente, in grado di investire (non solo ex caserma Piave, dove sorgerà il campus, ma anche il “Palazzo delle Esperienze” dove le diverse discipline che necessitano di laboratori, potranno “contaminarsi” in quel gioco di comunicazioni trasversali che è alla base del progresso scientifico). «Noi - ha chiosato il presidente dell’Ascom - crediamo molto nell’attività e nella presenza dell’università sul territorio ed è per questo che già da un lustro abbiamo in essere un accordo che adesso verrà rinnovato». Sollecitato da un intervento che metteva in luce l’importanza dell’università anche sul piano culturale, Rizzuto si è congedato sottolineando come l’Università di Padova abbia gli strumenti, anche tecnologici, per rispondere a tutte le sollecitazioni, anche in campo artistico e culturale. Come detto: una più che robusta iniezione di fiducia che, di questi tempi, non fa certo difetto!

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