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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Inflazione, Padova la città più cara del Veneto: è nella Top 15 in Italia

A influire maggiormente sono i costi per abitazione, acqua, elettricità e combustibili: in questo caso la variazione a Padova rispetto allo scorso mese è in calo (-5,7%), ma rispetto allo scorso anno sale addirittura del +21,4%

Un lieve ribasso, ma rimane comunque sempre alta: i dati definitivi del mese di febbraio 2023 relativi all'inflazione in città parlano di una variazione tendenziale annua (dunque rispetto a febbraio 2022) del +9,1%, mentre quella congiunturale mensile scende del -0,2%.

Padova

Lo scorso mese - come riporta l'Ufficio Prezzi del settore Programmazione Controllo e Statistica del Comune di Padova - le variazioni tendenziali e congiunturali erano rispettivamente del +10,3% e +0,3%: la percentuale cittadina di febbraio relativa alla variazione tendenziale annua è identica a quella nazionale, che si attesta dunque a 9,1+%, mentre a livello italiano quella congiunturale mensile è del +0,2%. A influire maggiormente sono i costi per abitazione, acqua, elettricità e combustibili: in questo caso la variazione a Padova rispetto allo scorso mese è in calo (-5,7%), ma rispetto allo scorso anno sale addirittura del +21,4%. Impennata anche per quanto riguarda i prodotti alimentari e le bevande analcoliche: la variazione rispetto allo scorso anno è del +13,3%. L'aumento mensile più alto viene registrato proprio alla voce "comunicazioni" (+2,4%).

Veneto

In linea con le previsioni, a febbraio è proseguito il processo di rientro dell’inflazione, che nel Nord-Est risulta inferiore di un punto su gennaio 2023: da +9,7% a +8,6%. Padova, anche se l'inflazione cala di più di un punto di percentuale, diventa la città veneta più cara con +9,1 %, seguita a ruota da Venezia con +9% e da Verona +8,6 %, rispettivamente al 15° posto su scala nazionale, 16° e 23° per il capoluogo scaligero. Una notizia positiva solo in parte: il rallentamento del tasso di inflazione è infatti dovuto prevalentemente al calo dei prezzi dei beni energetici. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto "carrello della spesa", registrano infatti un'accelerazione, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto rimangono pressoché stabili. Il caro prezzi dei mesi precedenti ha già tagliato le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani.

Dati

Stando ai dati Istat i prezzi dei Beni alimentari accelerano da +12,2% a +12,9% (+1,5% su base mensile), per effetto sia degli Alimentari lavorati (da +14,9% a +15,5%; +0,9% su base mensile) sia degli Alimentari non lavorati (da +8,0% a +8,7%; +2,4% rispetto a gennaio); in particolare, per quest’ultimo aggregato, si accentua il ritmo di crescita su base annua dei prezzi dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da -0,9% a +5,0%; +9,9% il congiunturale), mentre resta stabile a +4,8% quello della Frutta fresca o refrigerata (+1,7% rispetto al mese precedente).   

Confesercenti Veneto

Commenta Cristina Giussani, presidente Confesercenti Veneto: «L’aumento dei consumi registrato dalla statistica è un illusione ottica dovuta al fatto che si è costretti a spendere di più per una borsa della spesa più leggera. La situazione è resa evidente dal balzo delle vendite nei discount. Per difendersi dagli aumenti i consumatori hanno preso l’abitudine di fare ricorso ad acquisti low cost e a tenere sotto controllo gli sprechi e le spese d’impulso. Segnaliamo che in questo contesto, continua ad essere pesante la situazione delle imprese operanti su piccole superfici. Occorre fare tutto il possibile per sostenere i consumi e la domanda interna anche attraverso una decisa strategia di difesa del potere d’acquisto delle famiglie».

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