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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Prezzo del latte, l'appello di Coldiretti: «È ora di rispettare l'accordo»

L’accordo prevede che la grande distribuzione organizzata riconosca agli allevatori tre centesimi di premio per ogni litro di latte, al quale le aziende della trasformazione potranno aggiungere un ulteriore centesimo

«Sono passati tre mesi alla firma dell’accordo di filiera raggiunto per fermare la speculazione in atto sul prezzo del latte alla stalla riconoscendo un aumento di 4 centesimi al litro agli allevatori. È finito da un pezzo il tempo delle discussioni, è tempo che la grande distribuzione rispetti i patti e riconosca alle nostre aziende quanto previsto dal protocollo. I nostri produttori non possono continuare a lavorare in perdita, l’impennata dei costi si fa sentire sulle stalle». Lo afferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, riguardo alla mancata attuazione del protocollo d'intesa della filiera lattiero-casearia che prevede un aumento fino a 4 centesimi del prezzo minimo del latte alla stalla da parte della grande distribuzione e dei caseifici senza che vi sia un impatto sui consumatori. 

L’accordo

L’accordo prevede che la grande distribuzione organizzata riconosca agli allevatori tre centesimi di premio per ogni litro di latte, al quale le aziende della trasformazione potranno aggiungere un ulteriore centesimo. La fase delle discussioni è terminata tre mesi fa, nel momento in cui tutti gli attori della filiera hanno sottoscritto l’accordo. «Davanti all’esplosione dei costi di energia e mangimi è urgente – aggiunge Bressan – adeguare subito i compensi riconosciuti ai nostri allevatori per tutelare il lavoro e la dignità delle imprese di allevamento ma anche per salvare un intero sistema fatto di animali, di prati stabili per il foraggio come quelli del Destra Brenta, di formaggi tipici ed evitare lo spopolamento e il degrado di interi territori. Ostacoli non ce ne sono, aspettiamo i pagamenti a questo punto».

Il settore

A Padova il settore lattiero caseario conta, specie nell’Alta Padovana e Destra Brenta, circa 500 aziende con un fatturato di quasi 90 milioni di euro nel 2020, cresciuto di un paio di punti percentuali (dati Veneto Agricoltura), quasi 40 mila vacche da latte, e una produzione di 2 milioni 140 mila quintali di latte l’anno, un quinto del totale veneto, destinato per lo più alla produzione di formaggi Dop e di latticini. L’emergenza Covid ha inciso negativamente sui prezzi, calati di oltre il 6% soprattutto in primavera.  Nei caseifici della nostra provincia sono state prodotte 135 mila forme di Grana Padano Dop, alle quali si aggiungono gli altri formaggi Dop, Asiago e Montasio. «Negli ultimi mesi - prosegue Bressan - i prezzi di mais, soia, colza hanno fatto registrare balzi in avanti tra il 40 e il 60 per cento, facendo salire i costi di produzione. Difficile far quadrare i conti in queste condizioni, tanto che senza un intervento sul prezzo il rischio è quello di perdere altri allevamenti anche nella nostra provincia». 

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