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I lavoratori del mondo della cultura: «Abuso di volontariato e lavoro precario»

Tre associazioni hanno scritto una lettera aperta al sindaco di Padova, Sergio Giordani, per far emergere un problema legato al mondo dei musei e della cultura

I lavoratori del mondo della cultura si ribellano. E denunciano l’abuso di volontari e precari nei luoghi della cultura cittadini. Le associazioni Mi Riconosci, Catai e Up! Su la testa hanno scritto una lettera aperta all’amministrazione comunale.

La lettera

Martedì 15 febbraio le associazioni hanno inviato una lettera al sindaco di Padova, Sergio Giordani, che parte dal nuovo bando a cura del Centro servizi volontariato. «L’abuso di volontariato e di lavoro precario nei Musei civici e nell’intero sistema culturale cittadino continua nonostante la nostra città abbia ottenuto un secondo riconoscimento Unesco – si legge – Musei e mostre funzionano grazie all’uso del volontariato o del servizio civile, e vi chiediamo come si possa tutelare, promuovere e valorizzare il patrimonio culturale della città ricorrendo continuamente a volontarie e volontari, tirocinanti e stagisti che cambiano ogni anno, o anche dopo pochi mesi. Pensiamo che la cultura sia un bene comune e che vada garantito alla comunità avvalendosi della professionalità di lavoratrici e lavoratori esperti e qualificati. In una città come Padova, dove tanto è importante l’università, sappiamo bene che non mancano figure professionali di questo tipo. Vi chiediamo se sia lungimirante avvalersi di volontari per risparmiare sul costo del lavoro, lasciando così i nostri giovani qualificati disoccupati o sfruttati e incentivandoli, di conseguenza, a emigrare per cercare fortuna altrove o a prestarsi a lavori a condizioni umilianti. Una città importante come Padova non dovrebbe, piuttosto, promuovere un uso sano e qualificato del lavoro? Come volontarie e volontari, peraltro,  non possiamo accettare che si sfrutti a questo modo l’impegno civico e lo spirito di solidarietà dimostrato da tanti e tante in quella che è stata la capitale europea del volontariato; siamo disposti a fare la nostra parte, non a sostituire il lavoro che non si vuol pagare. Le nostre considerazioni non si limitano a paure legate ai danni per lavoratori e salari. La mancanza di pianificazione e lungimiranza porta a escludere gran parte della cittadinanza dai circuiti culturali – continua la missiva – Cambiare continuamente operatori e impiegati per non pagarli, porta i servizi a non svilupparsi, ma anche il caso della bigliettazione è emblematico: non esiste ancora un biglietto unico per poter visitare tutti gli spazi culturali della città, non esiste neppure per visitare i luoghi del circuito Urbs Picta, che anzi hanno visto un aumento del costo dopo la nomina Unesco. Molti, troppi spazi, come l’Odeo Cornaro, aprono per poche ore alla settimana, le biblioteche di quartiere languono basandosi sull’impegno di pochi operatori o volontari. Tutto ciò porta la cittadinanza ad allontanarsi dal patrimonio culturale della sua città, che finisce per essere utilizzato unicamente ad uso e consumo dei turisti e di una gestione al massimo risparmio: una gestione non degna di una città importante come Padova».

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