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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il legale di Grafica Veneta: «I Cobas ci vogliono truffare, approfittano della situazione»

Il legale di Grafica Veneta, Emanuele Spata: «C'è chi ha lavorato quattro ore che ora vuole un contratto». Sul perché un'azienda così importante si rivolge alle cooperative ribadisce un concetto già espresso da Franceschi: «Non c'è voglia di lavorare»

«I nomi dei lavoratori che hanno dato la delega ad ADL e Cgil, a parte i quattro in più che sono iscritti ai Cobas, sono gli stessi. Bisogna sgomberare il campo da questo primo problema. Inoltre a fronte di chi avrebbe lavorato solo sette ore, questo risulta delle timbrature, nel mese di luglio, i Cobas oltre a un risarcimento con una importante somma di denaro, pretendono anche l’assunzione a tempo indeterminato». Sono questi i motivi per cui il legale di Grafica Veneta, Emanuele Spata, ha abbandonato il tavolo. «Ho la sensazione che qualcuno - riferendosi ai Cobas - voglia approfittare della situazione. Fanno passare Grafica Veneta per truffatrice per truffarla. Attenzione questo è un terreno molto pericoloso», dichiara il legale raggiunto telefonicamente qualche ora dopo l’incontro in Prefettura.

Truffa alla rovescia

La notizia del caso di sfruttamento, anche se nella fattispecie sarebbe più opportuno chiamarla una nuova forma di schiavitù visto che i lavoratori venivano maltrattati oltre che visti decurtare i compensi per rimborsi su vitto e alloggio, ha fatto il giro del mondo. Proprio perché è coinvolta l’azienda che pubblica Harry Potter e i libri di Barack Obama, tanto per fare due nomi noti a tutti, l’attenzione è stata alta, anche da parte dei media: «La procura ha dato per scontato che lavorassero dodici ore al giorno per sette giorni, ma non c’è stata nessuna perizia che lo può confermare. Il signore che ha lavorato solo sette ore non mi pare una vittima, al contrario. E’ uno che si vuole approfittare di una situazione. Io la vicenda la conosco meglio di chiunque altro».

Scrittori

L’azienda ha dichiarato con un comunicato che nonostante il caso e l’eco che questo ha avuto, Grafica Veneta gode di ottima salute. «Le perdite di immagine non si possono calcolare la botta è dura. Se poi l’azienda riesce ad arginare il problema e a risolverlo vuol dire che sono molto bravi», afferma l’avvocato. Facciamo poi notare che ci sono diversi scrittori che si sono schierati a fianco dei lavoratori e chiedono che ci sia un approccio più etico nei confronti di chi è impiegato nel mondo della cultura, anche se come semplice magazziniere: «Ci sono anche scrittori, vabbé che sono quello sono - commenta ironico al telefono Spata -  che hanno firmato una petizione ma forse bisognerebbe aspettare prima le sentenze, poi esprimersi. Anche questo da la dimensione di quello che stiamo parlando e del fatto che c’è chi vuole cavalcare questo caso per altri motivi». Promotore della petizione è stato Massimo Carlotto, giallista padovano di gran successo. Con lui hanno sottoscritto molti altri, come Sandrone Dazieri ad esempio, anche lui autore di diversi best seller.

Trattativa

Cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi giorni? «Venerdì andrò all’incontro se mi dicono chi è titolato a parteciparvi, però mi devono dire chi rappresentano e quanto questa persona ha lavorato. Se ripartono con il ritornello che hanno lavorato dodici ore al giorno tutta la settimana, non ci siamo». Facciamo notare che c’è tutta la questione dei badge che venivano passati di mano che non aiuta a chiarire: «Si passavano i badge? E’ un dato a nostro favore, vuol dire che invece che essere in venti erano in quaranta quindi non potevano aver lavorato tutte quelle ore. Più aumentano i lavoratori meno è credibile che ci siano stati turni di questo tipo».

Cobas

Non è che volete far fuori ADL cobas dalla contrattazione, cercando di screditarli? «Non abbiamo nessuna preclusione ideologica nei confronti di nessuno, ma noi come interlocutore naturale abbiamo la Cgil, non i Cobas». Un’altra domanda che in tanti si pongono è se è possibile che una realtà grande come Grafica Veneta non fosse a conoscenza del modus operandi della cooperativa da cui affittavano forza lavora: «Un’azienda prima di scegliere a chi affidare un appalto fa delle verifiche: che fatturato ha, chi sono i suoi clienti, ma non è che posso andare dai loro lavoratori dipendenti a chiedere come si trovano. Tra i suoi clienti, quella cooperativa, (B.M. service, n.d.r.) ha le più grandi aziende di legatoria del Veneto e non solo. Come faceva Grafica Veneta a sapere che questi li picchiavano e li maltrattavano?»

Voglia di lavorare

Ma è possibile che Grafica Veneta non possa, invece che prendere lavoro in appalto, assumere stabilmente dei lavoratori? «Noi abbiamo fatto richiesta di assumere lavoratori della zona, ma quando gli si dice alle persone che un sabato al mese lavorano, che devono fare le notti, nessuno vuole venire a lavorare. Vuole scommettere che se mettiamo un annuncio per cinquanta lavoratori offrendo il contratto sindacale della legatoria, non viene nessuno». Mi scusi, ma di che cifre parliamo? Lo stipendio che offrireste di quant’è?  «Parliamo di 1470 euro al mese, ma vedrà che non risponderebbe nessuno. Per questo ci rivolgiamo alle cooperative». La curiosità di fare questa prova rimane. Siamo davvero così certi che non ci sono 50 persone in tutta la provincia che non accetterebbero uno stipendio così?

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