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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Legambiente scrive a Zaia: «A rischio la gestione pubblica dei servizi»

L’entrata in vigore del decreto legislativo 201 del 23 dicembre 2022, decreto che riordina la disciplina dei servizi pubblici locali di interesse economico generale, ha sollevato l’attenzione dei numerosi soggetti che considerano la gestione pubblica dei servizi - e in particolare dell’acqua - un bene prezioso

L’entrata in vigore del decreto legislativo 201 del 23 dicembre 2022, decreto che riordina la disciplina dei servizi pubblici locali di interesse economico generale, ha sollevato l’attenzione dei numerosi soggetti che considerano la gestione pubblica dei servizi - e in particolare dell’acqua - un bene prezioso. Molte organizzazioni e associazioni della Regione hanno quindi deciso di scrivere al Presidente del Veneto Luca Zaia chiedendo un suo intervento, ricordando che l’art.1 della nostra L.R. 17/2012 recita: «La Regione del Veneto riconosce quali diritti universali la disponibilità e l’accesso all’acqua potabile …. e garantisce che la gestione delle risorse idriche sia attuata attraverso il coinvolgimento delle autonomie locali e dei cittadini».  

La preoccupazione

Preoccupa che il decreto prospetti un ingiustificato aggravio motivazionale e un appesantimento degli adempimenti amministrativi per gli affidamenti in house: se la scelta degli amministratori dei nostri territori vorrà essere questa, non solo dovranno motivarla, come è logico e necessario per gli atti di pubblica amministrazione, ma dovranno giustificare “il mancato ricorso al mercato”, configurandosi così l’affidamento diretto come residuale rispetto alla via maestra del ricorso al libero mercato. Da qui l’esigenza di rivolgere un appello al Presidente che si conclude con la raccomandazione di vigilare per scongiurare la possibilità che in Veneto venga sconfessato il riconoscimento del ruolo dei Comuni, gli enti più vicini alle esigenze delle comunità, presidi di democrazia di prossimità in un’ottica di autonomia e sussidiarietà, come enunciato dagli art. 5 e 118 della Costituzione.

La lettera

Riportiamo integralmente la lettera:

Egregio Presidente,
desideriamo sottoporle delle riflessioni ed un appello circa il decreto legislativo 201/2022 che disciplina il riordino dei servizi pubblici locali.Ci piace ricordare in premessa l’art.1 della nostra L.R. 17/2012 “ La Regione del Veneto riconosce quali diritti universali la disponibilità e l’accesso all’acqua potabile …. e garantisce che la gestione delle risorse idriche sia attuata attraverso il coinvolgimento delle autonomie locali e dei cittadini”. Un forte riconoscimento del ruolo dei Comuni, gli enti più vicini alle esigenze delle comunità, presidi di democrazia di prossimità in un’ottica di autonomia e sussidiarietà, come enunciato dagli art. 5 e 118 della Costituzione.
Di fatto il servizio idrico nel Veneto (eccezion fatta per la città di Padova e per qualche comune più piccolo) è interamente gestito da Società in house, I risultati di queste gestioni spiccano nel panorama nazionale, sono un vanto del territorio e sono state sempre difese dall’amministrazione regionale. Ricordiamo il suo personale pronunciamento a favore del sì nei referendum del 2011, coerente con il fatto che il 60% dei veneti, due milioni di elettori, ha poi votato per un esito che ha salvaguardato le società in house. Ricordiamo il fondamentale apporto della Regione per il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge delega 124/2015 laddove interveniva anche sui servizi pubblici locali senza intesa nella Conferenza Stato Regioni, e in ultimo il pronunciamento dello scorso 22 marzo, con cui il Consiglio Regionale Veneto approvava all’unanimità una mozione per chiedere una modifica dell'art.6 del primo schema della legge delega, che assicurasse “congrui spazi di autonomia e discrezionalità in capo agli enti locali”. Come lei sa, a seguito di questa importante iniziativa come di altre posizioni critiche espresse da vari altri soggetti, il dibattito parlamentare portò ad un testo finale della legge delega che cancellava i punti più contestati; nonostante ciò gli stessi punti ora sono ripristinati nel decreto delegato approvato in via definitiva.
Preoccupa che il decreto prospetti un ingiustificato aggravio motivazionale e un appesantimento degli adempimenti amministrativi per gli affidamenti in house. Ai sensi degli articoli 17 e 30, se la scelta degli amministratori dei nostri territori vorrà essere questa, non solo dovranno motivarla, come è logico e necessario per gli atti di pubblica amministrazione, ma dovranno giustificare “il mancato ricorso al mercato”, configurandosi così l’affidamento diretto come residuale rispetto alla via maestra del ricorso al libero mercato. Il contratto di servizio non potrà essere sottoscritto prima di sessanta giorni da una comunicazione ad Anac. Il mantenimento poi degli affidamenti in essere annualmente dovrà essere giustificato, con riguardo agli aspetti economici e di qualità’ del servizio e si dovrà relazionare sui risultati raggiunti, sui costi per gli utenti e sugli oneri per gli enti affidanti. Si tratta di adempimenti non richiesti se la scelta del Gestore sarà stata fatta ricorrendo a gara, considerazione che rafforza la asimmetria tra i due modelli di affidamento a scapito dell’affidamento in house. E’ necessario considerare che l’affidamento diretto già adesso non è un atto arbitrario, richiede una accurata istruttoria, controlli e adempimenti a tutela dei principi di trasparenza, economicità e libera concorrenza. Le Società affidatarie in house sono sempre soggette al controllo analogo degli enti affidanti, più stringente di quanto previsto dal codice civile, come tutte le gestioni sono regolate e controllate da Arera e ovviamente esposte al giudizio degli utenti. Abbiamo evidenza che i nostri gestori funzionino. Non solo sono apprezzati da amministratori e cittadini, ma, per fare solo un esempio, nell’ultima graduatoria stilata da Arera per l'attribuzione di premialita' a livello di eccellenza relative alle performances di qualità tecnica (perdite di rete, qualità dell'acqua erogata e della depurazione …) troviamo 6 società in house venete fra i 21 gestori italiani elencati. Tutto ciò, Presidente, per chiederle di difendere queste preziose esperienze venete, anche valutando la possibilità per la Regione Veneto di ricorrere alla Corte Costituzionale, in coerenza con le posizioni precedentemente assunte, per impugnare, a difesa del principio di leale collaborazione fra le Amministrazioni dello Stato e delle attribuzioni della Regione e degli Enti Locali come prima citate, quei punti che risultino aggravare e disincentivare le gestioni in house a cui, fino ad oggi, con autonoma determinazione si è affidata convintamente la maggior parte dei nostri Comuni. Infine, ma non in subordine, benché non se ne preveda una applicazione immediata essendo richiesta una preventiva intesa in Conferenza Stato Regioni, cogliamo l'occasione per attirare la sua attenzione sulla norma di cui all' art.5 del decreto che prefigura un riassetto degli ambiti per portarli preferibilmente a dimensione regionale. Come prevede il testo unico ambientale 152/2006, la nostra legge regionale disegna gli ambiti territoriali ottimali sulla base di criteri territoriali, idrogeografici e dimensionali pensati per tenere adeguato conto delle caratteristiche idrogeologiche dei territori e delle specifiche identità culturali ed economiche che la storia ha costruito intorno ai fiumi. alle preziose risorse idriche, alle città e tessuti socioeconomici. Pensare ad un nuovo assetto su base regionale senza adeguate articolazioni determinerebbe una perdita di centralità della tutela quantitativa e qualitativa della risorsa, tematica quanto mai attuale in questo periodo di crisi idrica, di cui i Consigli di Bacino sono presidio fondamentale e attivo.
La stessa partecipazione dei cittadini utenti, anch’essa tutelata e promossa dalla legge regionale, sarebbe meno praticabile in ambiti che divenissero troppo estesi e disomogenei. Conoscendo, Presidente, la sua attenzione per il territorio e la politica di sostegno al radicamento delle imprese del nostro Veneto ci sentiamo di raccomandare grande vigilanza su questi temi, promuovendo tutte le azioni utili per scongiurare il rischio che nuovi assetti rendano difficile identificare sul territorio soggetti qualificati per l’affidamento in house e che per questa via ci si trovi indotti a ricorrere a gara.

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