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Covid: festività e decreti danno ossigeno alle piccole librerie indipendenti dopo anni di buio

«Se in assoluto quello di Vespa è stato uno dei libri più venduti, nelle nostre librerie sono andarti forte Obama e Follet, Mancuso, ma anche Ilaria Tuti col suo “Fiore di Roccia”»

Esistono settori, al di là dell’alimentare, che durante le recenti festività massacrate dal Covid hanno registrato dati in positivo? La risposta è sì, esistono. O meglio: esiste e si chiama “librerie”. «Oddio – conferma Antonio Zaglia, presidente di Ali Confcommercio Ascom Padova oltre che regionale di categoria – niente di eclatante, però l’idea di regalare un libro, o di reqalarselo, ha fatto breccia e di questo, forse anche grazie al fatto che gli spostamenti erano condizionati, ne hanno beneficiato le librerie indipendenti».

Luce in fondo al tunnel

Le quali, dopo anni di traversie e di chiusure, hanno cominciato a vedere una luce in fondo al tunnel già dalla scorsa estate quando, complici i due decreti del ministro Franceschini, sono state sostenute da un’iniezione di 40 milioni di euro in parte destinati al tax credit ed in parte favorite dall’obbligo, in capo alle biblioteche pubbliche, di acquistare nuovi volumi, in misura del 70%, da almeno tre librerie presenti sul territorio. «Provvedimenti che hanno contribuito non poco – continua Zaglia – se non ad aumentare, in termini assoluti, il volume d’affari delle singole librerie, almeno a migliorarne i margini operativi, condizione che ha permesso a molte di giungere alle festività e, di conseguenza, a registrare qualche buon risultato». Certo, c’è voluta anche una buona dose di professionalità da parte dei librai. «L’acquisto di un libro – aggiunge il presidente dei librai dell’Ascom Confcommercio di Padova – è sempre una scelta molto ponderata che, quasi sempre, necessita di un confronto con chi conosce bene autori e storie: esattamente ciò che fanno i librai».

Classifica dei volumi

Nel frattempo però, curiosità vuole che dai librai arrivi anche una “classifica” dei volumi che più di altri sono finiti sotto gli alberi di Natale.
«Innanzitutto – rivela Zaglia – nelle piccole librerie indipendenti, proprio perché la consulenza è un fattore “non negoziabile”, le nostre classifiche sono un tantino difformi da quelle che emergono dal complessivo delle vendite che si sono registrate soprattutto nelle grandi catene. Così se in assoluto quello di Vespa è stato uno dei libri più venduti, nelle nostre librerie sono andarti forte Obama e Follet o, in alternativa, Mancuso, ma anche Ilaria Tuti col suo “Fiore di Roccia”, la storia delle portatrici carniche, diventate loro stesse soldati a fianco degli alpini durante la Prima Guerra Mondiale, ha avuto ottimi riscontri». Infine due altri aspetti vengono segnalati da Zaglia. Uno di carattere generale (“Sono andati bene anche i giochi da tavolo per le tante serate in famiglia coi bambini”) e uno, strettamente collegato al territorio: «E’ un trend che mi viene segnalato un po’ da tutti i colleghi veneti – conclude il presidente che ha due librerie in quel di Este - ma per quanto mi riguarda direi che l’ottima produzione di autori locali (Cesaro, Bergamasco, Gobbo, Trevisan, Pase) con storie e ricerche che rimandano ad un contatto diretto dei lettori con i luoghi che essi stessi vivono, è un aspetto importante che finisce per favorire anche le piccole case editrici. E questa è cosa buona e giusta».

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