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Venerdì, 19 Aprile 2024

Locatelli e i suoi ottantotto giorni al fronte in Ucraina: «Tornerò per ricostruire una casa»

Di ritorno dopo ottantotto giorni in Ucraina, Claudio Locatelli è il reporter italiano che ha passato più tempo al fronte continuativamente da quando è iniziato il conflitto. In tanti ad ascoltarlo ad ArcellaBella

«Una spia russa ci deve essere di sicuro», scherza ma non troppo Claudio Locatelli. E' appena rientrato dall'Ucraina dopo aver passato ottantotto giorni al fronte, spostandosi di qua e di là con la sua vecchia ma resistente Polo bianca. Ha dato appuntamento alle 18 e 30 di domenica 22 maggio all'ArcellaBella.

Un racconto appassionato, ricco di informazioni e pieno di aneddoti. Umano, spontaneo, vero. E fa sorridere quando ironizza su chi lo ha attaccato e criticato durante le sue dirette Fb seguite da migliaia di persone. Perché quando ci si muove in territori così è inevitabile attirare l'attenzione. E Locatelli è uno che di certo non passa inosservato. Forse per la maggior parte delle persone è inspiegabile perché uno prenda e parta per andare sotto le bombe solo per poter raccontare e testimoniare ciò che realmente accade. Quindi si cercano risposte semplici tipo che è pagato da qualche servizio di intelligence o che è un esibizionista, nel migliore dei casi. Sfugge invece che a muovere e smuovere siano una pura passione, voglia di capire, di andare di là dell'evidenza. E ascoltandolo si sente che questa è la vita che ha scelto e che gli piace. E' un fiume in piena, racconta dettagliatamente di tanti luoghi che la maggior parte delle persone ha forse sentito nominare negli ultimi mesi. Dall'auto, che è parcheggiata dietro di lui, tira fuori reperti che ha portato dal fronte. Anche la centralina di un elicottero russo. Dalle 18 e 30 circa parlerà per due ore. Così, in mezzo al prato, senza microfono, a ruota libera ma mai a caso. Le sceglie le parole, le pesa, come chi ha voglia di farsi ascoltare e capire. E Claudio questo lo sa fare, eccome. A inizio incontro ha spiegato che appena sarà possibile vorrà partire con dei volontari civili italiani per andare a ricostruire una casa, la casa azzurra dove era stato ospitato e che poi è stato colpita dai russi. In tanti si sono subito offerti di andare con lui. 

Alle obiezioni risponde senza che neppure bisogna chiederglielo. «C'è chi dice che la guerra non c'è, è una invenzione». Perché c'è pure chi lo sostiene. Non nega la presenza dell'ultra destra nella resistenza, «sono stati aggrediti, è ovvio che hanno fatto tutti fronte comune. Anche durante la resistenza in Italia combattevano anarchici e monarchici, insieme». E soprattutto fa capire come da un mese ad oggi le cose siano notevolmente cambiate e che gli ucraini hanno ora tutte le intenzioni di riprendersi ciò che gli è stato tolto, con la forza. Lascia uno spiraglio di speranza anche alla pace: «Il giorno che ci si potra sedere attorno a un tavolo, speriamo sia più vicino». Ma per trattare servono argomenti, e la guerra ne ha uno solo. Non lo dice ma è talmente chiaro che non serve neppure sottolinearlo. Si beve uno spritz che gli viene offerto da una delle tante persone che lo ascoltano: «Il primo dopo quasi novanta giorni». Se lo merita. 

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