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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Non una di Meno torna in piazza sabato 11 nel nome del diritto all'aborto

Affermano dal direttivo: «Sabato 11 gli antiabortisti dimostreranno la loro contrarietà alla legge 194: il loro linguaggio e le loro pratiche violente, assolutamente noncuranti del vissuto di chi decide di abortire, sono inaccettabili. Per queste ragioni, per difendere il diritto di scelta di ognuna, scenderemo in piazza anche noi»

«Mercoledì 8 marzo è stata un'intera giornata di sciopero, ci siamo astenute da tutti i lavori: fuori e dentro casa, dai lavori malpagati e non retribuiti. Abbiamo gridato con forza il bisogno di vederci riconosciute come invalidanti le malattie invisibilizzate, la necessità di una sanità pubblica accessibile e libera dai condizionamenti religiosi. Ci siamo riprese lo spazio pubblico da cui veniamo costantemente escluse, per rivendicare un reddito di autodeterminazione che ci consenta una fuoriuscita reale dalle relazioni violente e abusanti. Siamo state marea»: il movimento Non una di Meno torna a farsi sentire per commentare il successo dell'iniziativa dell'8 marzo, ma non solo.

Aborto

Aggiungono infatti dal direttivo: «La giornata dell'8 marzo per noi segna un passaggio fondamentale, ma la nostra lotta non si esaurisce in una data. Sabato 11, ancora una volta con l'autorizzazione del Comune e ben difesi dalle forze dell'ordine, gli antiabortisti dimostreranno la loro contrarietà alla legge 194. Il loro linguaggio e le loro pratiche violente, assolutamente noncuranti del vissuto di chi decide di abortire, sono inaccettabili. Per queste ragioni, per difendere il diritto di scelta di ognuna, scenderemo in piazza anche noi l'11 marzo dandoci appuntamento al Liston dalle ore 14. Sappiamo cosa significa abortire oggi in Veneto: significa aver paura di non farcela a causa delle percentuali altissime di medici obiettori, oltre il 75%; significa dover subire l'agonia della settimana di "riflessione" che allunga ulteriormente i tempi per l'ivg; significa dover subire la violenza di veder seppellito il materiale abortito in un sedicente "cimitero dei feti" con il nostro nome su una croce.  Per questa e tante altre ragioni vogliamo molto più della legge 194, vogliamo che l'aborto farmacologico sia garantito e facilitato, vogliamo gli obiettori fuori dagli ospedali e dalle nostre vite. Non vediamo l'ora di ribadire tutto questo con forza per le strade della nostra città, dimostrando vicinanza e sorellanza a tutte le persone con utero che hanno deciso di abortire».

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