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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Ex Marzolo, gli occupanti contro l'università: «La riqualificazione è solo speculazione»

Il collettivo Marzolo Occupata, che difende l'occupazione dell'area che ospitava una residenza universitaria e una mensa nell'omonima, organizza un presidio contro lo sgombero

L'appuntamento è per il 19 marzo con ritrovo alle 16 davanti a palazzo Bo. Luogo non casuale, perché nella sede dell'ateneo oggi si riunisce il consiglio d'amministrazione dell'università in cui si dovrebbe discutere anche della riqualificazione del complesso Marzolo-Fusinato. Un progetto ambizioso che, stando alle proposte avanzate negli anni scorsi, vorrebbe insediare nel palazzo, previa ristrutturazione, gli studenti della Scuola galileiana.

Area contesa

Una scelta duramente rigettata dai membri del collettivo che occupano i locali da quando, nel 2010, sono stati definitivamente chiusi. Ma qual'è la storia dell'area Marzolo? Come la maggior parte delle mense e degli studentati, anche quella di via Marzolo è sempre stata gestito da Esu (Ente regionale per il diritto allo studio) con trecento posti letto e un servizio ristorazione per universitari che a pieno regime serviva migliaia di pasti al giorno. A fine anni Ottanta l'università fa causa all'Esu per riscuotere la proprietà dello stabile: l'iter giudiziario che ha dato ragione all'ateneo è durato anni. Anni nei quali lo studentato ha chiuso i battenti, seguito nel 2010 dalla mensa per problemi strutturali e igienico sanitari. Da allora più volte l'università ha manifestato l'intenzione di riqualificare il complesso, che però è di fatto caduto nel più totale abbandono. Per due volte l'area è stata sgomberata dopo l'occupazione. Lo scorso anno dodici attivisti vicini al collettivo Gramigna sono finiti a processo, poi assolti perché l'obiettivo dell'occupazione era «Restituire un bene inutilizzato agli studenti e alla città», come si legge nelle motivazioni depositate lo scorso gennaio.

La provocazione: «Soldi buttati»

In quegli spazi si è insediato il collettivo Marzolo Occupata organizzandovi eventi culturali e attività. Ora si scagliano contro il progetto di recupero, definito un'operazione speculativa e “di facciata”. Nella nota diramata per proclamare il presidio vengono rese note le motivazioni del dissenso: «Mentre aumentano i costi di tasse, posti letto e pasti, mentre diminuiscono le borse di studio per chi non può permetterseli e vengono abbandonate decine di mense e residenze, l’università continua a preoccuparsi solo di progetti multimilionari e dell'ennesima “struttura-vetrina"». In altre parole la riqualificazione sarebbe una mossa commerciale per dare lustro all'immagine dell'ateneo, creando una struttura pronta ad accogliere solo i circa 150 studenti della Galileiana (la cui sede di via San Massimo è inagibile da tre anni) a discapito delle tante altre residenze e mense in affanno. «Perché un investimento multimilionario dalla scarsa utilità, invece di riaprire una delle tante strutture abbandonate che costerebbero molto meno?» è la provocazione del collettivo che oggi scenderà in piazza.

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