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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Sciopero delle testate Gedi, il gruppo di Agnelli valuta la vendita dei giornali veneti

Domani saranno in edicola, ma i giornalisti non lavoreranno per i numeri del 18 febbraio e sul web. Il Cdr: «Non possiamo accettare che tutto l’impegno profuso in questi anni di lavoro sia oggi messo sul mercato con tanta leggerezza. Stupisce e ferisce che la storia delle testate e il loro rapporto con la cronaca, la gente, le imprese sia interessante solo fino a quando non arriva l’offerta giusta per venderlo».

Per domani 17 febbraio è stato indetto uno sciopero di tutte le testate del Gruppo Gedi, sia cartacee che online. È quanto si apprende dopo l'allarme lanciato dal Coordinamento dei Comitati di Redazione del Gruppo sulle notizie di trattative con gruppi interessati all'acquisizione delle storiche testate del Nordest, 'Il Mattino di Padova', 'La Nuova di Venezia', 'la Tribuna di Treviso', 'il Corriere delle Alpi', 'Il Messaggero Veneto', 'Il Piccolo' e la 'Gazzetta di Mantova'. Un principio che, secondo il coordinamento dei Cdr del Gruppo, può essere esteso alla 'Stampa', a 'la Repubblica' e alle altre testate di Gedi.

L'allarme

«Siamo tutti in vendita», l'allarme lanciato dopo una riunione con i vertici del Gruppo dal Coordinamento dei Cdr. «A distanza di soli due mesi da quando l'amministratore delegato del Gruppo Gedi, Maurizio Scanavino, aveva sottolineato come l'assetto dei giornali del gruppo, dai locali ai nazionali, rappresentasse il 'perimetro di riferimento dell'azienda', è stato comunicato che si valutano proposte di vendita di singole testate o gruppi di esse. L'amministratore delegato, negando vi siano trattative formali in corso, ha ammesso che l'azienda è pronta però 'a valutare offerte in base a quanto e chi'. E il principio può essere esteso anche a La Stampa, la Repubblica, Il Secolo XIX, la Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, le radio, sulla cui possibile vendita l’amministratore delegato non si è espresso: 'Mi rifiuto di parlare di perimetro'. Il perimetro non esiste più, di fatto - sottolinea il Coordinamento dei Comitati di Redazione del Gruppo Gedi- Questo repentino cambio di strategia da dicembre a febbraio è stato imputato ai dati di chiusura di bilancio. L’azienda ha affermato di voler proseguire nel percorso di potenziamento dell’informazione digitale e dei contenuti di intrattenimento, avviato negli ultimi anni con tutte le testate: ma è lecito domandarsi, fino a quando? La logica del vantaggio economico si è rapidamente sostituita a quella dell’interesse per i territori - spiega ancora - il presidio informativo di questi, il valore sociale dell’informazione per la quale tutti i giornalisti lavorano quotidianamente anche affrontando da tempo sfide e incognite di una non facile transizione digitale. Non possiamo accettare che tutto l’impegno profuso in questi anni di lavoro sia oggi messo sul mercato con tanta leggerezza - si legge ancora nella nota - Stupisce e ferisce che la storia delle testate e il loro rapporto con la cronaca, la gente, le imprese sia interessante solo fino a quando non arriva l’offerta giusta per venderlo. Per questa ragione tutte le testate del gruppo, già in stato di agitazione, annunciano iniziative di protesta».

Zan

«Esprimo massima solidarietà alle giornaliste e ai giornalisti delle redazioni dei quotidiani del nordest del Gruppo Gedi, che domani saranno in sciopero per dimostrare la loro opposizione a una eventuale vendita delle testate, che significherebbe l’ennesimo passo nel cammino di smembramento del più grande gruppo editoriale italiano - commenta Alessandro Zan, deputato Pd - .Preoccupa profondamente infatti che non vi sia un chiaro piano industriale da parte dell’editore. La qualità e l’indipendenza dell’informazione, rispetto a poteri anche economici, sono servizi essenziali per un territorio: una vendita comporta sempre rischi e instabilità, in particolare rispetto al mantenimento dei posti di lavoro. Saremo in prima linea, anche in Parlamento, per difendere i diritti di questi professionisti, oltre che, come sempre, per vigilare sulla tutela del principio costituzionale della libertà di stampa»

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