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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità

Meriem, la cittadinanza negata al padre e il mistero dei combattenti Isis consegnati all'Italia

La vicenda della cittadinanza negata al padre di una giovane affiliata allo Stato Islamico riaccende i riflettori su una vicenda mai chiusa. Fonti autorevoli hanno fatto sapere che i detenuti Isis con cittadinanza italiana sarebbero già stati consegnati alle autorità del nostro paese

Si torna a parlare di Isis, tema che sembra non più di grande attualità, perché a un uomo che vive da moltissimi anni in Italia, che ha quattro figli e che lavora, anzi di lavori ne fa addirittura due perché ha pure il mutuo da pagare, è stata negata la cittadinanza italiana. Il ministero ha motivato «il diniego sulla base di elementi che non consentirebbero di escludere possibili pericoli per la sicurezza della Repubblica». E' la motivazione che ha dato il Tar del Lazio rigettatondo il ricorso di Redouane Rehaily. Il ministero dell'Interno infatti gli aveva già negato la cittadinanza. Qual è la sua colpa? Una delle sue figlie, neppure maggiorenne, ammaliata dalle lusinghe della propaganda del Califfato, ha deciso di partire per raggiungere i terrritori occupati al tempo da Daesh, l’equivalente arabo di "Al dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham", lo Stato Islamico appunto.

Cittadinanza

Era il 2015 quando Merien, appena maggiorenne, scelse di andare in Siria. Un anno in cui l'Isis, nonostante la cocente sconfitta di Kobane che dopo più di cento giorni di assedio è riuscita non solo a resistere ma a liberare la città dagli uomini in nero, occupava gran parte dei territori della Siria e dell'Iraq. L'anno di sua massima espansione. Erano tantissimi i giovani che, anche dall'Europa, rispondevano a questo richiamo. Ci sono associazioni di madri, ad esempio a Bruxelles, che chiedono di sapere dove siano i loro figli che da un giorno all'altro sono scomparsi, spariti. Giovani di cui non si è più saputo nulla. Scomparsa è anche Meriem, la figlia di Redouane Rehaily che da Arzergrande ha deciso di trasferirsi a Raqqa, in Siria. La richiesta di cittadinanza del padre è del 2017, il primo diniego è del 15 febbraio 2022. Meriem tre anni dopo il suo arruolamento sarebbe stata avvistata nel 2018 nel campo di Roj in Siria, controllato dai curdi. Fonti molto autorevoli della resistenza curda nel nord della Siria negano però di averla mai avuta nei campi dove vengono sistemate le donne dei miliziani daesh sconfitti. La giustizia italiana l'ha condannata in contumacia a quattro anni di detenzione per terrorismo. «Se mia figlia ha sbagliato, non posso pagare io», ha detto ai cronisti che lo hanno cercato. Non solo, l'operaio, Redouane Rehaily, ha pure ricordato di non avere mai negato di collaborare con le autorità. «Ho sempre collaborato con i carabinieri, sono una brava persona e un onesto lavoratore», ha ribadito.

Meriem

Perché questo tipo di offerta politica affascini giovanissimi, che puntualmente vengono traditi da tutte le aspettative perchè gli si prospettava il paradiso mentre quello che hanno trovato era la peggiore versione dell'inferno, è una domanda alla quale in troppo pochi hanno cercato una risposta. Ma perché tanti giovani dall'Europa sono stati attratti dal sogno dello Stato Islamico rimane una buona domanda. Dare la colpa ai genitori è una scorciatoia pericolosa, ed è quello che in qualche modo si sta facendo. Negare la cittadinanza a quello che è il prototipo dell'immigrato che la società si aspetta, ossia uno che lavora, fa studiare i figli, compra una casa con un mutuo, va in contraddizione anche con gli slogan che sul tema dell'immigrazione, vista esclusivamente come un pericolo, si sono costruiti una carriera politica. 

Giallo

Ma tra le increspature di questa storia, che è più ingarbugliata di quel che sembra a raccontarla così, si palesa quello che è un vero e proprio giallo. Le due vicende, la cittadinanza del padre e l'assenza della figlia, sono strettamente legate. Dov'è finita Meriem? Una domanda a cui sembra nessuno sappia rispondere. E' morta in guerra, è fuggita, è nascosta nei luoghi che ancora Isis controlla in Siria? Chi lo sa. Non è sicuramente detenuta in campi curdi. Da attendibili fonti curde, però, emerge anche un'altra vicenda che è poco chiara. Confermata ma anche da organizzazioni internazionali che si occupano della tutela dei diritti umani, parrebbe che, i detenuti daesh con cittadinanza italiana, sarebbero stati consegnati alle autorità del nostro paese da diversi mesi. Sono quindi detenuti in Italia o sono stati consegnati dal nostro paese a quelli di provenienza? Se così fosse sarebbe una palese violazione dei diritti umani, sulla falsa riga delle extraordinary rendition che il mondo scoprì grazie al caso del religioso musulmano Abu Omar, rapito a Milano e torturato in carceri segrete egiziane.  

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