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Giovedì, 25 Aprile 2024

Il "miracolo" di Sister Rosaria che ha portato acqua, pane e lavoro dove non c'era

Ad Abano il prossimo sabato l'occasione di ascoltare e conoscere l'incredibile storia di sister Rosaria e della sua "impresa" a Gubrye, in Etiopia. «Qui sette anni fa non c'era nulla, oggi ci sono attività, luoghi di formazione, lavoro e socialità. Sognavo da sempre di costruire qualcosa di concreto in Africa»

«Non c'era nulla sette anni fa, neppure case attorno a noi. Niente». Lo dice con una punta di orgoglio, sister Rosaria. «Non c'era scuola, non c'era la possibilità di lavorare. Io erano anni che sognavo di fare una cosa così, a un certo punto ho capito che era il momento. Ed eccoci qua». Bergamasca anche se ha passato gran parte della sua vita in Africa, la "sister", come chiamano tutti suor Rosaria, è un personaggio in Etiopia. Chi non la conosce? E non ci riferiamo solo a Gubriye. Il villaggio di Gubrye è situato nella zona di Gurage, a circa 175 km dalla capitale Addis Abeba nell’Etiopia sud occidentale. Questo territorio è abitato da Silte, Sabat Beyt e Soddo, le tre grandi confederazioni di tribù e clan che costituiscono il gruppo etnico guraghe. Qui fino a qualche anno fa non c'era davvero nulla.

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Non un presidio medico figuriamoci un ospedale. Non c'erano servizi e tanto meno occupazione per chi vive qui. Così quello che ha messo in piedi sister Rosaria ha davvero l'aria di un miraggio, se non di un miracolo. Perché la strada che si percorre per arrivare qui, fino a quando c'è l'asfalto, è super trafficata da mezzi di ogni dimensione e tipo ma anche da tantissimi cavalli e muli, di ogni taglia. Lungo le strade c'è chi cerca di vendere qualcosa, qualsiasi cosa. Non si possono non notare poi, qualsiasi percorso si faccia, un continuo andirivieni di persone che camminano portandosi taniche d'acqua. Prima vuote, poi una volta raggiunta una fonte, piene. E pesano. L'acqua pesa. Non solo a trasportarla, ma evidentemente fa la differenza per la vita delle persone. Circa 22 milioni di persone sono colpite, nel sud del paese, secondo l’ultimo rapporto Unocha, dalla siccità. Nei territori dove vivono i Borana, soprattutto, popolazione che abita il nord del Kenya e la parte meridionale dell’Etiopia. Lì non piove da tre anni. «Capite questo cosa significa? Che non nasce nulla dalla terra, non c'è da mangiare e non c'è da bere. E' una catastrofe», ci dice scoraggiata sister Rosaria. «E a nord poi, non c'è mica mai fine agli scontri dovuti alla politica», ci dice riferendosi alla guerra nel Tigray, regione a nord del paese. Una guerra della quale si fa di tutto affinché non se ne parli. «Ho aperto una missione nel sud del Sudan prima di venire qui», ci racconta. «Lì si ammazzano da dieci anni e ancora non si fermano. E chi ci va di mezzo? La povera gente». Ce lo racconta mentre camminiamo con lei nella missione che ha messo in piedi qui, da niente. Oggi c'è una panetteria, che dà da lavorare a diverse persone e quindi mantiene altrettante famiglie, una sartoria per formare persone che poi possono andare a praticare il loro lavoro. Se ne trovano, armati di vecchie Singer, mitiche macchine da cucire degli anni settanta, lungo tutti i mercati.

Mercato Mdibyr (ph. Ivan Grozny Compasso)

Poi c'è naturalmente un asilo, una biblioteca, un ristorante, un piccolo negozio che vende patatine fritte, uno splendido auditorium per i ragazzini, un campo da calcio attrezzato di docce, un campo da basket, la scuola di musica e di sicuro altro che ci stiamo di certo dimenticando. Tutte attività che coinvolgono direttamente la comunità, che danno lavoro e servizi. Fiore all'occhiello, a nostro modesto avviso, due nuove attività messe in moto dalla sister. Una è quella di offrire la possibilità di far avere acqua potabile alle persone. Dal pozzo che è stato individuato all'interno di questa enorme area dove è situata la missione, si pompa acqua dentro delle cisterne e da qui l'acqua viene trasmessa fuori dove comodamente, da dei rubinetti, le persone possono rifornirsi. Sembra nulla, ma bisogna farlo in Africa dove l'acqua non è a disposizione delle persone, neppure se ce n'è. «Se le grandi aziende e le grandi industrie l'acqua la hanno - dice riferendosi ad esempio a due multinazionali molto presenti qui, una quella che produce la più nota bevanda analcolica del mondo, l'altro un colosso della birra anch'esso americano - com'è possibile che non ce ne sia per la gente?». Tra le tante cose che ci racconta alcune colpiscono particolarmente. «Quando l'anno scorso non pioveva, la gente si piazzava qui dalla notte. Quando alle sei e mezza aprivamo il sistema che pompa l'acqua ai rubinetti esterni, ad aspettare di riempire le taniche c'erano migliaia di persone. Vedi che tutta l'area è recintata? Ci sono state delle volte che abbiamo avuto paura potesse succedere qualcosa di brutto. La calca tra le persone. Per l'acqua. Per questo mettiamo un orario, dalla mattina presto fino a quando va giù il sole. Perché bisogna anche fare i conti con la disperazione».

Raccolta plastica Etiopia (Ph. Ivan Grozny Compasso

Tra le altre attività messe in piedi, quella legata alla raccolta della plastica per destinarla al riciclo. «Noi vendiamo a un'azienda di Addis Abeba la plastica che viene portata qui e raccolta. Ogni giorno ne arriva tantissima tanto che mi chiedo se è possibile che ne sia ancora in giro», ci dice ridendo. «Questa attività intanto toglie tutta la plastica dalle strade, perché arriva gente anche da molto lontano carica di sacchi di plastica, qui. E noi gliela paghiamo subito. Lo scorso sabato due camion di balle di plastica sono partiti da qui. Diamo lavoro e teniamo pulito l'ambiente, che qui ce n'è bisogno». L'opera di sister Rosaria è più che nota, non solo in Etiopia. C'è l'assistenza, perché in fondo rimane soprattutto una suora, quindi le paghe sono spesso esagerate, il pane è più quello che regala che quello che vende. Però ha capito che è inutile sperare nel miracolo divino o peggio in quello terreno di qualche politico, meglio tirarsi su le maniche, darsi da fare e con una buona dose di cocciutaggine, insistere fino a che non viene tutto come deve essere. E così ha fatto, a Gubrye, dove è naturalmente amatissima. E' chiaro che senza generose donazioni questo non sarebbe possibile, e non è difficile pensare che ci sia chi ha piacere a destinare del denaro a una persona che lo investe davvero per migliorare la vita delle persone, per incidere in una società complessa come quella etiope. Nella stessa cittadina, pochi giorni prima della nostra visita, a Gubrye c'era passato Abiy Ahmed Ali, l'ex militare etiope, insignito del premio Nobel per la pace 2019 e, dal 2 aprile 2018, Primo Ministro. Il giorno della sua visita, in questa cittadina che è solitamente tutto un brulicare di persone, a qualsiasi ora, la città era deserta. Anche le serrande dei negozi abbassate, non un bajaji per le strade. Nulla. «Sono state fatte tante promesse a queste persone, ma poi i politici non mantengono. E la gente rimane delusa. E' stato il loro modo di protestare». 

Gubrye Etiopia (ph. Ivan Grozny Compasso)

Sister Rosaria che è in Italia per una serie di incontri pubblici, sarà, sabato 29 aprile alle ore 17 e 30 presso la sede L'Orto di Marco odv, in Via Moretto da Brescia, 30 ad Abano Terme, proprio sopra il supermercato Alìper, sul lato edicola. Orto di Marco sister Rosaria-2

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