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Morti improvvise nello sport, grazie allo screening salvata la vita a 69 giovani atleti

Lo studio è stato condotto dall'Università di Padova con l'Ulss 2: su 22.324 sportivi valutati, uno soltanto è stato colpito da arresto cardiaco durante l’attività sportiva, ed è sopravvissuto grazie alla rianimazione cardiopolmonare con l'uso del defibrillatore

Sono più di 22.000 i giovani atleti che la Medicina dello Sport dell’Ulss 2, Centro di riferimento regionale per lo sport nei giovani con cardiopatie, ha monitorato nell’ambito di uno studio condotto in collaborazione con l’Università di Padova sul significato dello screening medico sportivo nella prevenzione delle “morti improvvise” nello sport dal titolo “Value of screening for the risk of sudden cardiac death in young, competitive athletes”.

Ricerca

La ricerca, pubblicata dalla rivista scientifica "European Heart Journal" con un’eco immediata nella comunità internazionale della cardiologia, condotta dall’équipe del dr Patrizio Sarto, direttore della Medicina dello Sport dell’ULSS 2, in collaborazione con i professori Domenico Corrado, direttore dell’UOSD Centro genetico per le cardiomiopatie aritmiche e Cardiologia dello sport, e Alessandro Zorzi, entrambi del Dipartimento di Scienze toraco-vascolari e Sanità pubblica dell’Università di Padova. «Alla base dello studio - spiega il dott. Sarto - ci sono i dati scientifici raccolti dalla nostra équipe su 22.324 atleti trevigiani tra i 7 e 18 anni, che sono stati sottoposti nel corso degli anni a 65.397 valutazioni mediche. La nostra modalità di screening differisce da quella proposta in altri Paesi come il Regno Unito, dove i giovani calciatori vengono sottoposti a un’unica valutazione cardiovascolare all’età di 16 anni: i nostri atleti vengono presi in carico in giovanissima età e ripetono la valutazione ogni anno. Ciò può consentire l’identificazione molto precoce delle malattie cardiovascolari a rischio di morte improvvisa durante l’attività sportiva e, quando la prima valutazione non è in grado di evidenziare la patologia, risultano fondamentali i controlli successivi. In particolare, lo screening ha individuato patologie del muscolo e del sistema elettrico del cuore, forme aritmiche ventricolari gravi e cardiopatie congenite nei soggetti a rischio di “morte improvvisa”».

Risultati

Un dato molto importante emerso dallo studio è che ben il 74% delle patologie cardiovascolari che presentano tale rischio sono state diagnosticate in bambini e ragazzi con meno di 16 anni: grazie al modello di screening “italiano”, sono state potenzialmente salvate le vite di 69 giovani atleti. Su 22.324 sportivi valutati, uno soltanto è stato colpito da arresto cardiaco durante l’attività sportiva, ed è sopravvissuto grazie alla rianimazione cardiopolmonare con l'uso del defibrillatore. «Questo è un caso molto complesso perché nonostante i tanti esami eseguiti non è stato ancora possibile individuare la causa dell’arresto cardiaco» , aggiunge il dottor Sarto. «Altro valore aggiunto dell’attività svolta presso il Centro della Marca, riportato anche nello studio, è che dopo la diagnosi, i giovani sportivi cardiopatici già da diversi anni non vengono “abbandonati” ma grazie al programma “Il secondo tempo di Julian Ross”, gli atleti continuano a essere seguiti dell’équipe di specialisti, che offre loro l’opportunità di avere tutte le informazioni.

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