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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Carpanese e Turrin (FdI): «3mila negozi chiusi di recente tra Padova e provincia, è ora di intervenire»

«Una città senza negozi tradizionali diventerà meno attrattiva anche per i turisti, con un indotto inferiore e il rischio di una progressiva desertificazione del centro»

«A causa della pandemia e della crisi economica in atto con il caro bollette e l’energia alle stelle, senza contare l’e-commerce, molti negozi a Padova hanno chiuso le serrande»: questo l'allarme lanciato dal responsabile regionale dipartimento commercio di Fratelli d'Italia, Silvia Carpanese e del consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Enrico Turrin.

3.000

«Da uno studio di Confcommercio - dichiara Carpanese - le città capoluogo medio grandi sono destinate alla desertificazione progressiva, soprattutto nei centri storici. A livello nazionale 85.000 negozi sono scomparsi in 9 anni. A Padova e provincia una media di 3mila attività, ossia microimprese, hanno chiuso recentemente: un dato allarmante che ci deve far riflettere, verso il degrado urbano. Nelle città permangono i servizi strettamente legati ai bisogni, chiamiamoli ‘essenziali’ delle persone, come i grandi market, a discapito dei negozi di vicinato, le farmacie, qualche struttura alberghiera per la domanda turistica, con evidente trasformazione dell’assetto commerciale e pure urbanistico dei centri storici. Ai consumi tradizionali si sostituiscono i nuovi consumi, determinando, a mio avviso, l’eccessivo proliferare nella cintura urbana e anche più esternamente dei grandi centri commerciali e supermarket: a Padova spariscono i negozi di abbigliamento, di calzature, libri, giocattoli, anche le ferramenta. Bisogna precisare che la nostra Amministrazione comunale ha fino ad oggi investito nelle aree extraurbane con processi di “lottizzazione” di alcune aree, non sempre chiari, al fine di implementare grandi market, di certo non favorendo il commercio al dettaglio e non puntando sulla riqualificazione urbana, con il potenziamento dell’arredo urbano e la valorizzazione del centro storico. Il commercio va sostenuto: vanno tutelati non solo ed esclusivamente i pubblici esercizi, ma tutte le attività commerciali, che ho citato in precedenza. Una città vive di tutti i suoi elementi».

Affitti

Un altro aspetto che Carpanese approfondisce riguarda «la calmierazione degli affitti dei negozi, sproporzionati rispetto ai guadagni degli stessi. Tale aspetto coinvolge direttamente i proprietari degli stabili, ma anche l’amministrazione comunale quindi il Catasto nella definizione degli indici catastali, ora molto elevati a Padova. Non parliamo poi della Tari, che attanaglia molti commercianti e ristoratori per gli importi rilevanti da versare». A tal proposito interviene il consigliere comunale Turrin: «In questi anni abbiamo riscontrato un progressivo aumento di tale tassa iniqua; con il Dipartimento Commercio di FDI stiamo lavorando per rivederla al ribasso con uno sgravio del 30%, recuperando la quota parte che i Comuni ricavano dalle utility derivanti dall’indotto del recycling, gestito dalle Società partecipate. Come primo firmatario ho anche presentato, con i colleghi del gruppo consiliare di Fdi, una mozione contro il caro/bollette con l’utilizzo degli utili di Hera a favore di un fondo comunale a sostegno di cittadini, imprese e commercianti: mozione inspiegabilmente bocciata dall’Amministrazione comunale, che sempre si dichiara solidale con i propri cittadini, ma che troppo spesso si limita a mere dichiarazioni di facciata senza provvedimenti concreti. Le scelte dell'amministrazione sembrano orientate solamente a soddisfare consumatori quali studenti universitari o turisti di passaggio, mentre Padova necessità di politiche strutturali che soddisfino le esigenze dei residenti padovani. Una città senza negozi tradizionali diventerà infatti meno attrattiva anche per i turisti, con un indotto inferiore e il rischio di una progressiva desertificazione del centro»

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