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«Nutrie raddoppiate nel Padovano, e ora si muovono in gruppi»: l'allarme di Cia Padova

«Questi animali - sottolinea Emilio Cappellari, presidente della zona Cia Este-Montagnana - sono particolarmente ghiotti delle piantine di granoturco: il solo loro passaggio nei campi coltivati a mais rischia di provocare danni ingenti, con perdite intorno al 30%»

Sono ritornate (ma in realtà non erano mai sparite) le nutrie negli appezzamenti agricoli della Bassa Padovana: secondo diverse testimonianze di agricoltori, la percezione è che quest’anno il numero delle stesse sia raddoppiato rispetto al 2022.

Nutrie

Oggi si muovono addirittura in branchi, a gruppi di quattro o cinque - un fenomeno nuovo, questo - e devastano le arginature dei canali e degli scoli, dove sono solite praticare profondi fori nei quali trovano riparo. Cia Padova, peraltro, mostra preoccupazione in vista della semina del mais, in programma fra poco meno di un mese: «Questi animali - sottolinea Emilio Cappellari, presidente della zona Cia Este-Montagnana - sono particolarmente ghiotti delle piantine di granoturco. Il solo loro passaggio nei campi coltivati a mais rischia di provocare danni ingenti, con perdite intorno al 30%. Non bastava l’ormai cronica siccità a mettere in ginocchio il settore, in particolare i cereali. Adesso siamo chiamati a far fronte ad un’ulteriore emergenza. Scorrazzano liberamente lungo gli argini e in mezzo ai terreni, siamo esasperati». Da oltre un decennio Cia Padova sollecita una vera attuazione del piano di controllo regionale delle nutrie. Anche perché, fra le altre problematiche, non esistono dei predatori naturali. «Qualche mese fa, anche su nostra indicazione - osserva il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato - in Regione è stato convocato un tavolo tecnico di coordinamento per gli interventi faunistici. Il programma di contenimento delle nutrie è sicuramente un buon punto di partenza: talvolta, però, sembra risultare poco incisivo sul territorio, in particolare nell’area della Bassa Padovana, poiché, alla fine, non è chiaro chi fa cosa. All’epoca era anche emersa la proposta di prevedere un finanziamento di 200mila euro finalizzato all’acquisto di gabbie idonee per la cattura e un adeguato compenso per i cacciatori autorizzati al contenimento degli esemplari, secondo quanto stabilito proprio dal Piano regionale di controllo della nutria. Per quanto riguarda l’operatività, invece, la Regione rimane il soggetto attuatore e continuerà a coordinarsi con i corpi di polizia provinciale. In ogni caso sosteniamo con forza la modifica della legge 157 del 1992, denominata Norme per la protezione della fauna selvatica, dato che ormai è datata. Nell’attuale contesto serve andare al di là del principio della protezione per giungere a quello di una corretta gestione della stessa fauna selvatica. Le nutrie, insieme ai cinghiali, devastano i raccolti, con pesantissime ricadute in termini di redditività per gli imprenditori agricoli».

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