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«Paola Egonu, la sua è una battaglia per i giovani nuovi italiani. Solo chi è nero può comprendere davvero»

La storia dello sport, anche recente, è costellata di episodi in cui istanze legate soprattutto ai diritti umani, vengono palesate da atleti. Così abbiamo chiesto a uno dei volti più noti di RaiSport, Alessandro Antinelli, di commentare quanto sta accadendo attorno alle parole della pallavolista

«Perché no, mi domando io. Perché Paola Egonu non può dare un contributo a tutti quelli che definiamo nuovi italiani, affinché non vivano le esperienze negative che ha vissuto lei e i tanti giovani neri, italiani, che vengono per il colore della loro pelle discriminati?! Perché no, mi domando io». Sono le parole del giornalista di Rai Sport, Alessandro Antinelli. E', tra le tantissime cose, la voce che racconta e commenta le imprese della pallavolo azzurra, in coppia con Andrea Lucchetta. L'ex giocatore si è espresso sul caso Egonu, perché questo è diventato, un caso, il suo desiderio di affrontare una questione che rimane, evidentemente, ancora un tabù. Il razzismo. Per Lucchetta la ventiduenne si deve concentrare con la pallavolo e cercare meno visibilità. Abbiamo così chiesto che ne pensa della questione, ad Alessandro Antinelli. 

Italiano nero

«Noi non potremo mai capire – sottolinea Antinelli - fino in fondo, cosa vivono questi ragazzi, queste ragazze. Perché non siamo neri», ci dice immediatamente. «Non siamo atleti ad alti livelli e non siamo neri. Questo fa la differenza», ribadisce il giornalista. «Che ne possiamo sapere noi di cosa vuol dire trovarsi in un’arena con migliaia di persone che insultano, fanno i buu e tutto il peggio che possiamo immaginare. Noi non lo viviamo, quindi non possiamo capire questo che effetto ha. Poi però se atleti come Paola Egonu si azzardano a dire qualcosa gli viene contestato che sono dei privilegiati e quindi sottintendiamo che non hanno diritto a lamentarsi. Anzi quasi dovrebbero ringraziare. E stare zitti». 

Gesti

La storia dello sport, anche recente, è costellata di episodi in cui istanze legate soprattutto ai diritti umani, vengono palesate da atleti: «Pensiamo alla mano sulla bocca dei calciatori tedeschi durante i mondiali in Qatar. Quel gesto, nel suo piccolo, ha fatto il giro del mondo. Ed è arrivato un messaggio. E’ quello che può fare uno sportivo, ma quella sua protesta ha una cassa di risonanza pazzesca. Come inginocchiarsi contro il razzismo. E chi si chiede che cambia, è un qualunquista. Uno che non si rende conto dell'effetto che può avere sulle persone, in tutto il mondo. Non si può negare quanto potente e allo stesso civile, una protesta epressa in questi modi. Sensibilizzare, usando i riflettori dei grandi eventi sportivi e mediatici. Io penso che facciano bene, onestamente». Nello specifico, visto che Alessandro Antinelli segue i più grandi eventi sportivi senza mai tradire il primo grande amore, che è la pallavolo, cosa pensa di quanto sta accadendo oggi in seguito alle sue parole: «Questa ragazza ha subito attacchi violentissimi in questi anni, i social poi amplificano tutto. Non credo sia facile per lei. Anche questo continuo sottolineare il suo essere italiana come quasi si sottintendesse che è strano perché è nera, non va bene». Evidenziandolo lo si mette in dubbio, in pratica. «E non può neppure essere accettabile che sia insultata per una sconfitta, sempre utilizzando questo crudele meccanismo. Che è poi razzismo. Non dimentichiamo che stiamo parlando di una ragazza di 22 anni, che reagisce a ciò che le accade con l'impeto di quella stagione della vita. Che si spenda per battaglie che ritiene giuste, come nel suo caso contro il razzismo. Paola in questo va sostenuta, non criticata».

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