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Martedì, 16 Aprile 2024
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Piante "mangia-smog" per pulire l'aria malata: nella Bassa le prime coltivazioni di Paulownia

Ogni ettaro di paulownia, spiegano gli esperti di Coldiretti Padova, è in grado di assorbire dalle 28 alle 32 tonnellate di anidride carbonica all’anno, il tutto con la possibilità di ricavare un legno leggerissimo e al tempo stesso resistente ed elastico dopo cinque-sei anni

Boschi e fasce verdi contro smog e polveri sottili: per ripulire l’aria dall’inquinamento e dalla concentrazione di Pm 10 e per ridurre la produzione di anidride carbonica la soluzione è piantare più alberi, in città come in campagna, lungo le strade più trafficate e a ridosso di zone residenziali e produttive. Lo conferma Coldiretti, in occasione dell’emergenza inquinamento nelle principali città italiane, fra cui Padova fra i capoluoghi con l’aria più “malata” del Paese, ricordando che le piante e i boschi contribuiscono a ridurre la quantità di anidride carbonica nell’aria, ad abbassare la temperatura e a bloccare al diffusione delle polveri sottili.

Paulownia

A Padova e provincia, ricorda Coldiretti Padova, la qualità dell’aria è problematica per molte settimane all’anno sia in prossimità del capoluogo che di altri centri della provincia. I dati diffusi in questi giorni lo confermano e costituiscono un preoccupante campanello d’allarme. Dall’aumento della superficie boschiva, attraverso la messa a dimora di piante da parte di agricoltori pronti ad intraprendere questa attività, potrebbero nascere delle vere e proprie “oasi verdi” e fasce di protezione dall’inquinamento. Nella nostra provincia, aggiunge Coldiretti Padova, c’è una coltivazione emergente che potrebbe dare una risposta a questa necessità. È la paulownia, una pianta ad alto fusto e a crescita accelerata, dalla quale si ricava, dopo pochi anni, anche dell’ottimo legno. Ogni ettaro di paulownia, spiegano gli esperti di Coldiretti Padova, è in grado di assorbire dalle 28 alle 32 tonnellate di anidride carbonica all’anno, vale a dire che ogni pianta consuma dai 32 ai 36 chilogrammi di CO2 ogni dodici mesi. Il tutto con la possibilità di ricavare un legno leggerissimo e al tempo stesso resistente ed elastico dopo cinque-sei anni. Una volta tagliata la pianta “ricaccia” dalle radici e riprende perciò a crescere, fino ad arrivare anche a cinque-sei cicli, senza dover ricorre a trattamenti chimici.

paulownia1-2

Il commento

Spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova: «Da un paio d’anni stiamo lavorando per costruire una rete d’impresa di produttori di paulownia, anzitutto per realizzare una filiera del legno, prodotto ideale per costruire mobili, arnie, ma anche arredi per le navi, considerato il peso ridotto, insieme a stoviglie alternative alla plastica. I numerosi e grandi fiori di questa pianta dal terzo anno possono contribuire a produrre fino a 5 quintali di miele per ettaro, con beneficio anche per le api che si trovano in un ambiente non contaminato perché questa pianta non richiede trattamenti fitosanitari. A questo si aggiunge la capacità delle piante di assorbire molta anidride carbonica fin dai primi mesi di vita, grazie alle gigantesche foglie che possono arrivare a misurare ben 80 centimetri. Attualmente nella nostra regione la paulownia viene coltivata su una superficie di poco più di 200 ettari, di cui 50 a Padova, ma le potenzialità per far crescere la filiera ci sono tutte, a patto che le aziende siano adeguatamente sostenute a livello finanziario, come per le altre coltivazioni, attraverso incentivi ad hoc per incrementarne la produzione. Vanno pertanto gli strumenti adeguati per agevolare il più possibile questa coltivazione che non richiede cospicui investimenti iniziali e che può costituire, per molte imprese, un interessante integrazione al reddito».

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