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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Da penitente a pentito, la parabola (del seminatore) don Marino

E' più grave cedere alla tentazione della carne o lanciare strali che vanno a colpire indiscriminatamente con il peggior fango tante persone, creando malelingue, sospetti e marchiando con la peggior infamia chi lo sa quali e quanti altri cattivi comportamenti?

Come un pentito, ha reagito, Don MarinoRuggero. Ma non quel tipo di pentimento che ci si aspetterebbe da un uomo di Chiesa, che chiede perdono a Dio dei suoi peccati nel silenzio di una chiesa. Il pentimento di Don Marino Ruggero, invece, è di tutt’altro tenore: «Io sono pronto a fare i nomi dei preti pedofili, gay e che sono stati con donne che poi hanno abortito». Un’accusa gravissima che evidentemente getta un’ombra su tutte le parrocchie della provincia. Inevitabile conseguenza, prima la convocazione dai carabinieri e quella in Procura  dove è stato sentito dal pm Roberto Piccione, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda.
Ed è questo l’elemento di vera novità di questa storia: lancia vaghe e non circostanziate accuse di una inaudita gravità che si adombrano su tutte le parrocchie del territorio e mettendo di fatto il marchio di possibile pedofilo o di responsabile di abusi a chiunque porti una tonaca. 

Pentiti

Lungi da noi dare giudizi ma non si può non evidenziare che tutto ci si poteva aspettare ma non una risposta di questo tipo. Di vicende in Veneto in cui personaggi appartenenti a organizzazioni ben strutturate che per salvarsi hanno fatto accuse, svelato nomi e luoghi in riferimento a fatti illegali sono piene le cronache. Ma in questo caso non stiamo parlando della Mala del Brenta ma della Chiesa cattolica. Quindi la faccenda assume toni decisamente più seri tanto da oscurare il contorno che è decisamente grottesco e del quale ci occupiamo tra un attimo. Se fosse davvero come dice don Marino, ossia che lui è a conoscenza da tempo delle situazioni di cui parla, allora perché non ha denunciato prima? Comunque la si guardi la piega che ha preso la storia non è più quella del prete di provincia che si permette una scappatella o che ha l’amante clandestina, qui si sta parlando invece gettare discredito su un numero cospicuo di persone. 

Grottesco

Don Marino Ruggero non è la prima volta che conquista gli onori delle cronache: prima per la sua partecipazione ad un provino del Grande Fratello, poi per alcune uscite “insolite” su quello che lui definiva il  «problema dei rom» e ancora per le frasi a favore della legittima difesa. Altra vicenda che lo coinvolge due anni dopo sono la sua denuncia ai carabinieri della sparizione di 10 anni di registri economici della parrocchia. Del perché e stato allontanato e del processo canonico siamo certi si occuperanno le centinaia di persone che aderiscono a una pagina Facebook nata apposta per dargli sostegno. Ma guardandola laicamente, come un giornalista dovrebbe sempre fare, sorge spontanea una domanda: è più grave cedere alla tentazione della carne o lanciare strali che vanno a colpire indiscriminatamente con il peggior fango tante persone, creando malelingue, sospetti e marchiando con la peggior infamia chi lo sa quali e quanti altri cattivi comportamenti?

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