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Per non dimenticare, mai: posate quattro nuove Pietre d'Inciampo a Padova

Le pietre in memoria di Celina Trieste, Guido Usigli, Ester Giovanna Colombo e Padre Placido Cortese quattro sono state posizionate in via delle Piazze, via San Martino e Solferino e in Piazza del Santo all’angolo con Via Orto Botanico

Si è svolta nella mattinata di giovedì 21 gennaio la cerimonia di posa di quattro Pietre d’Inciampo in memoria di altrettanti cittadini padovani uccisi nei campi di sterminio o assassinati dagli occupanti nazisti.

Pietre d'inciampo

Le pietre in memoria di tre padovani di religione ebraica sono state posizionate in Via delle Piazze (Celina Trieste assassinata nel ottobre del 1944) e in Via San Martino e Solferino (Guido Usigli assassinato ad Auschwitz il 5 agosto 1944 e Ester Giovanna Colombo, anch’essa uccisa ad Auschwitz in data non conosciuta). In Piazza del Santo all’angolo con Via Orto Botanico è stata posata la quarta Pietra d’Inciampo in memoria del frate francescano Padre Placido Cortese, arrestato dalla Gestapo e ucciso a Trieste il 15 novembre 1944. Sono in tutto 28 le Pietre d’Inciampo realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig collocate nella nostra città. Alla cerimonia hanno presenziato il sindaco di Padova Sergio Giordani, il vicepresidente della Provincia Vincenzo Gottardo, il prefetto Renato Franceschelli, Gianni Parenzo presidente della Comunità Ebraica, Adolfo Locci rabbino capo, Gina Cavalieri vicepresidente della Comunità Ebraica e davanti alla Basilica di Sant’Antonio, il rettore Padre Oliviero Svanera, e Padre Giorgio Laggioni.

Sergio Giordani

Il sindaco di Padova Sergio Giordani sottolinea: “Posiamo oggi altre quattro Pietre di Inciampo, a perenne ricordo di altrettanti padovani vittime dell’odio e della violenza nazifascista durante la seconda guerra mondiale. Celina Trieste, Guido Usigli, Ester Giovanna Colombo, padre Placido Cortese. Sono questi i loro nomi. E se padre Placido Cortese, al quale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 5 giugno 2017 ha conferito la medaglia d’oro al valor civile e il Comune di Padova lo ha collocato tra I Giusti, nel Giardino dei Giusti a Terranegra, è certamente molto conosciuto per aver salvato tra gli altri ebrei e molti ricercati dal regime nazifascista, meritano altrettanto rispetto e considerazione i tre concittadini uccisi barbaramente a Auschwitz e alla Risiera di San Sabba a Trieste per il solo fatto di essere ebrei. Quest’anno la pandemia ci ha costretto a svolgere questa simbolica e molto partecipata commemorazione in forma ridotta. Ma non possiamo permettere che questa emergenza sanitaria faccia dimenticare la Shoah, contribuisca a sbiadire nel tempo il ricordo di queste persone. Mi ritrovo in questi giorni a pensare lo smarrimento, la paura, che questi concittadini ebrei debbono aver provato nel momento dell’arresto, consapevoli di non aver nessuna colpa se non quella- agli occhi dei nazisti e dei loro alleati fascisti- di esistere. Si saranno chiesti perché tanti padovani con i quali in passato avevano legami di amicizia, di lavoro, condividevano interessi e passioni, giravano la testa dall’altra parte, facendo magari finta di non averli mai incontrati. Non tutti, certo. Padre Placido cortese, padovano d’adozione e all’epoca direttore del giornale Messaggero di Sant’Antonio non girò la testa dall’altra parte, ma anzi si impegnò in prima persona, salvandone molti e organizzando una rete clandestina di soccorso, conscio del pericolo che correva. Un pericolo che divenne concreto e mortale quando l’8 ottobre del 1944 fu arrestato dalla Gestapo, trasferito a Trieste torturato e ucciso. Un sacrificio accettato in nome del rispetto di principi fondamentali, quali uguaglianza, compassione, umanità, libertà. Questa pagina buia della nostra storia non può e non deve essere dimenticata. Lo dico con le parole pronunciate da Liliana Segre in un discorso all’Europarlamento: “Fra i bambini del campo di Teresyn c’era una bambina, della quale non ricordo il nome, che ha disegnato una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati. Io non avevo allora le matite colorate e forse non avevo, non ho, la fantasia meravigliosa della bambina di Teresyn. Ma spero che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati. Questo è il semplicissimo messaggio, da nonna, che io vorrei lasciare ai miei nipoti e a tutti i miei futuri nipoti ideali: che siano in grado di fare la scelta e con la loro responsabilità e con la loro coscienza essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati».

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