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Il Mourinho della ricerca: scoperta all'ombra del Santo la "ricetta segreta" del gioco del calcio

Massimo Marchiori, docente al Dipartimento di Matematica dell’Università di Padova, ha presentato al Congresso mondiale della Cyber Scienza uno studio che ha ottenuto il premio per la migliore ricerca scientifica: i risultati

Il calcio è uno degli sport più seguiti di tutti i tempi. E tra i motivi del suo successo c'è anche il suo livello di imprevedibilità: ogni partita non è mai scontata, potendo dar luogo a risultati sorprendenti, ed è ancora un mistero quale sia la ricetta segreta che permette ad una squadra di vincere o perdere una partita. Nonostante gli sforzi fatti finora per svelare i segreti del calcio, i classici approcci statistici quali possesso palla, tiri in porta, chilometri percorsi e così via non hanno funzionato (un esempio estremo è stata la vittoria del campionato inglese da parte del Leicester di Claudio Ranieri, con una squadra che costantemente veniva battuta a livello statistico, salvo poi però vincere le partite). Ecco, dunque, la "rivoluzione": Massimo Marchiori, docente al Dipartimento di Matematica dell’Università di Padova, ha presentato al Congresso mondiale della Cyber Scienza (IEEE Cyber Science and Technology Congress) lo studio "The Team Brain: Soccer Analysis and Battles of Mind" che ha ottenuto il premio per la migliore ricerca scientifica.

Lo studio

In questo studio le squadre di calcio vengono analizzate con un nuovo modello, cambiando prospettiva: ogni squadra viene vista, in simbiosi con il campo di gioco, come un vero e proprio cervello (il Team Brain), e le partite di calcio vengono trasformate in "battaglie delle menti", due cervelli pensanti che si confrontano. «I risultati mostrano come questa nuova visione sia in grado di iniziare a svelare i segreti del calcio – spiega il prof. Marchiori -. In questa battaglia delle menti vince infatti il cervello che "pensa" più velocemente. Inoltre, il cervello delle squadre vede il campo in maniera diversa da come lo vediamo noi: il campo da gioco viene percepito come deformato, allungato due volte (la "fatica" è doppia quando si passa la palla in lunghezza piuttosto che in larghezza)». Dalla ricerca risulta quindi che il ruolo individuale dei singoli calciatori è del tutto secondario rispetto alla struttura del Team Brain: il singolo funziona solo in simbiosi collettiva con le "zone neurali" del campo. Quello che conta maggiormente è invece il corretto bilanciamento nel collegare con passaggio palla le varie zone neurali del campo, che è quello che produce il "pensiero veloce" del Team Brain che fa vincere le partite.

Il "contro-centrocampo"

La ricerca ha mostrato anche altre implicazioni sorprendenti, contrarie alle comuni intuizioni finora sviluppate sul calcio. Quali sono le strategie migliori da seguire riguardo al controllo del campo da gioco? Lo studio mostra ad esempio che il controllo delle fasce laterali non è importante, così come non è importante il controllo del centrocampo. «È invece importante il controllo del "contro-centrocampo" (il centrocampo ribaltato geometricamente) – dice Marchiori -, e l’idea che il passaggio in avanti sia più importante è sbagliata: passare la palla avanti conta infatti come passarla indietro».

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