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Nel nome di Cloe: presidio davanti a Palazzo Moroni per tutte le vittime di transfobia

Circa 300 persone si sono ritrovate davanti a Palazzo Moroni per un presidio in memoria di Cloe Bianco, professoressa transgender che si è data fuoco all'interno del suo camper a Belluno, e di chi come lei è vittima di transfobia

Circa 300 persone si sono ritrovate davanti a Palazzo Moroni, tra cui tante associazioni (Unione degli Universitari, Rete degli Studenti Medi di Padova, Arcigay Tra l'altro Padova, Servizio di Accoglienza persone Transgender e molte altre) per un presidio in memoria di Cloe Bianco, professoressa transgender che si è data fuoco all'interno del suo camper a Belluno, e di chi come lei è vittima di transfobia.

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Presidio

«Qualche giorno fa - dichiara Irene Bresciani della Rete degli Studenti Medi di Padova - è morta Cloe, una donna, una insegnante, una persona. Attaccata in primis dalle Istituzioni di questa Regione, che hanno significato l'inizio della sua esclusione sociale. È ora di aprire gli occhi davanti alla transfobia di questo Paese, che vive all'interno delle sue istituzioni e che risuona ancora nelle nostre teste, con l'applauso dell'affossamento del DDL Zan. Si deve agire ora per fare in modo che non si ripeta più, si deve agire adesso perché un'Assessora, quella che dovrebbe occuparsi della formazione dei propri studenti, non può prendere di mira una docente in quanto transgender. Vogliamo ribadire ancora una volta che la propria identità non può e non deve compromettere la carriera, tanto meno la vita». Aggiunge Domenico Amico, coordinatore di Studenti Per Udu Padova: «È innegabile la transfobia che pervade la nostra società e soprattutto le nostre istituzioni, per questo era necessario il presidio di oggi. Quello che dobbiamo fare è chiederci cosa stiamo facendo per rendere i luoghi d'istruzione pronti ad accogliere e valorizzare tutti noi, con le nostre differenze. Evidentemente non stiamo facendo abbastanza. Il rispetto delle diversità deve partire dalle scuole, dalle università, dai luoghi di lavoro, ma deve anche essere principio di chi ci rappresenta politicamente. Non possiamo tollerare gli effetti di questa cultura dell'odio, perché compromettono le nostre vite. Vogliamo leggi e rappresentanti che ci tutelino, che ci rispettino, ed è il momento di farlo, per Cloe e per tutti e tutte».

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