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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Prezzo del latte, in provincia di Padova è crisi nera: è il 12% dell'industria alimentare

Da mesi gli allevatori lavorano in perdita. Cia Veneto ha chiesto un intervento urgente all’assessore regionale Federico Caner e al Ministero alle Politiche agricole per sollecitare la ripresa delle trattative del tavolo nazionale del latte

Sono 2.683 gli allevamenti padovani con bovini da latte, per complessivi 145.192 capi e un fatturato annuo che supera gli 80 milioni di euro. La sola provincia di Padova, peraltro, vale un quinto del settore lattiero veneto (i dati sono indicati nell’ultimo censimento generale dell’Agricoltura Istat). Guida questa speciale graduatoria Gazzo, il Comune con più allevamenti di bovini da latte: 73, per un totale di 3.953 capi. A seguire San Pietro in Gù – 60 allevamenti, 4.133 capi – e Piazzola sul Brenta, 47 allevamenti, 1.266 capi. Tutti in questo periodo stanno scontando una profonda crisi dei prezzi del latte, nonostante una generalizzata ripresa post-pandemia. Agli allevatori vengono riconosciuti meno di 40 centesimi per ogni litro di latte, quando il mero costo di produzione è stato calcolato in almeno 0,45 centesimi al litro. In pratica, da mesi stanno lavorando in perdita; un “colpo” che rischia di mettere definitivamente ko l’intera filiera.

Cia

Forte di questi numeri, Cia Veneto (insieme alle altre Cia regionali), preoccupata per il trend che sembra sia ormai diventato cronico, ha chiesto un confronto urgente sul tema all’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, allargando l’invito pure al Ministro alle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. “Non possiamo più procrastinare un intervento da parte delle autorità competenti – sottolinea Cia – L’incremento dei costi di produzione del latte bovino, dovuto ad un significativo aumento dei prezzi delle materie prima, diretti e indiretti, comporta la necessità di un importante aumento del prezzo del latte alla stalla”. “Non riteniamo accettabili – precisa il direttore di Cia Veneto, Maurizio Antonini – contratti che non tengano conto di questi valori e dell’attuale tendenza del mercato”. Da qui la richiesta “affinché si giunga ad un aumento di almeno 5 centesimi al litro sul prezzo del latte conferito nella Regione Lombardia dal quale, secondo la normativa vigente, saranno determinate le soglie di prezzo indicativo per il latte conferito nelle altre Regioni, Veneto compreso”.

Il prezzo

La continua volatilità del prezzo del latte alla stalla, con una tendenza al ribasso, oltre a mettere in difficoltà gli allevatori, ne riduce la propensione in termini di investimenti. “Occorrono, oggi più che mai, condizioni contrattuali congrue – analizza Antonini – che non penalizzino i produttori, già duramente bastonati durante il lockdown severo, a causa della chiusura del canale Horeca”. Cia ha presentato questa particolare istanza “per correggere tale situazione che si è venuta a creare. Serve convocare immediatamente le parti al fine di facilitare l’accordo, sollecitiamo la ripresa delle trattative del tavolo nazionale del latte”. “È fondamentale – conclude il direttore - agire con urgenza per evitare il collasso del settore, che pesa circa il 12% sull’industria alimentare. Continuiamo a lavorare senza sosta per aiutare i produttori ad uscire dalla crisi”.

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